domenica 8 marzo 2015

IL RANUNCOLO

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Ranunculus L. è un genere di piante erbacee spermatofite dicotiledoni della famiglia delle Ranunculaceae, che comprende 400-600 specie (secondo le varie classificazioni) originarie delle zone temperate e fredde del globo.

I “Ranuncoli” sono dei fiori semplici ma eleganti provenienti dall’Asia. La conoscenza di queste piante è molto antica. I turchi chiamavano queste piante “Fiori doppi di Tripoli”; mentre lo scrittore e filosofo romano Apuleio (125 – 170) le nominava come “Erba scellerata” a causa della loro tossicità; i greci, più anticamente, avevano invece trovato il nome di “Batrachion”.

Il nome generico (Ranunculus), passando per il latino, deriva dal greco Batrachion, e significa rana (è Plinio scrittore e naturalista latino, che c’informa di questa etimologia) in quanto molte specie di questo genere prediligono le zone umide, ombrose e paludose, habitat naturale degli anfibi.
La denominazione scientifica attualmente accettata è stata proposto da Carl von Linné (1707–1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Sono piante erbacee soprattutto terrestri con preferenza dei terreni palustri lievemente acidi, ma esistono anche specie acquatiche (anfibie). Il ciclo biologico è perenne (ma anche annuale). Possono raggiungere un metro di altezza. I tipi biologici prevalenti sono emicriptofite scaposae (H scap) per le perenni e terofite scapose (T scap) per le annuali, mentre quelle acquatiche sono in prevalenza idrofite radicanti (I rad). Tutta le piante sono prive di cellule oleifere.

Normalmente le radici sono secondarie da rizoma di tipo fascicolato. In alcune specie (Ranunculus bulbosus) le parti corticali (= corteccia primaria) della radice possono trasformarsi in parenchimi di riserva (contenenti granuli amilacei). In altre (Ranunculus ficaria) sono presenti dei tuberi radicali.

Il fusto ha un portamento eretto o strisciante. Può essere più o meno foglioso e ramoso. Nelle specie acquatiche è sommerso e di tipo flaccido senza tessuti di sostegno.

Le foglie si dividono in basali o cauline. La lamina può essere intera o anche profondamente incisa in 3 o più lobi (di tipo palmatosetta) a sua volta ulteriormente suddivisi. I segmenti terminali possono essere lobati, lanceolati fino a strette lacinie. Quelle cauline sono disposte lungo il fusto in modo alterno, sono più ridotte e generalmente a forma di lacinie specialmente vicino all'infiorescenza. Nelle specie acquatiche le foglie sommerse sono divise in lacinie capillari, mentre le foglie emerse sono sviluppate normalmente.

L'infiorescenza si compone di fiori peduncolati (raramente sessili) solitari di tipo monocasio. Il numero dei fiori varia da uno a 50. I vari peduncoli fiorali sono posizionati all'ascella delle foglie superiori.

I fiori sono ermafroditi, emiciclici e attinomorfi. I fiori sono di tipo molto arcaico anche se il perianzio (o più esattamente il perigonio) di questo fiore è derivato dal perianzio di tipo diploclamidato (tipico dei fiori più evoluti), formato cioè da due verticilli ben distinti e specifici: sepali e petali. Il diametro dei fiori varia (nelle specie europee) da 5 a 35 mm.

Il calice è formato da 5 sepali (alcune specie ne hanno solo tre) di colore verde-giallastro o bruno a disposizione embricata e alternata rispetto ai petali. La forma in genere è da ovata a lanceolata. In realtà i sepali sono dei tepali sepaloidi. In alcune specie i sepali sono persistenti alla fruttificazione. La dimensione de sepali varia da 1 a 15 mm.
La corolla è composta quasi sempre da 5 petali (il numero dei petali comunque può variare da 3 fino a circa 15-20) di colore giallo o bianco; la forma è obovata o obcuneata; all'apice possono essere debolmente retusi; alla base dal lato interno è presente una fossetta nettarifera (= petali nettariferi di derivazione staminale). In effetti anche i petali della corolla non sono dei veri e propri petali: potrebbero essere definiti come elementi del perianzio a funzione vessillifera. La dimensione dei petali varia da 1 a 26 mm.
Gli stami, inseriti a spirale nella parte bassa sotto l'ovario, sono in numero indefinito (fino a 100 e più) e comunque più brevi dei sepali e dei petali; la parte apicale del filamento è lievemente dilatata sulla quale sono sistemate le antere bi-logge, normalmente gialle, a deiscenza laterale. Al momento dell'apertura del fiore le antere sono ripiegate verso l'interno, ma subito dopo, tramite una torsione, le antere si proiettano verso l'esterno per scaricare così il polline lontano dal proprio gineceo evitando così l'autoimpollinazione. Il polline è tricolpato (caratteristica tipica delle Dicotiledoni).
L'ovario è formato da diversi carpelli (in alcune specie oltre 200) liberi uniovulari di colore verde; sono inseriti a spirale sul ricettacolo; gli ovuli sono eretti e ascendenti e comunque in ogni ovaio è presente un solo ovulo. I pistilli sono apocarpici (derivati appunto dai carpelli liberi); sono disposti all'apice dei carpelli e sono colorati in genere di giallo tenue. Il ricettacolo può essere sia glabro che pubescente.
I frutti sono degli aggregati di acheni e formano una struttura a spiga ovata o emisferica posta all'apice del peduncolo fiorale. Ogni singolo achenio, il quale contiene un solo seme, ha una forma ovata o subsferica, appiattita, compressa ai lati e con un rostro o breve becco apicale più o meno ricurvo. La superficie può essere liscia o rugosa oppure striata da solchi, glabra o pubescente fino a spinosa. In quest'ultimo caso viene favorita la dispersione zoocoria dei semi. La massima dimensione degli acheni è 4,5 mm.

La riproduzione dei ranuncoli avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi (soprattutto api) in quanto sono piante provvista di nettare (impollinazione entomogama). Sono possibili altri tipi di riproduzione; ad esempio alcune specie sono caratterizzate da alcune particolarità anatomiche e morfologiche come la possibilità di far germoliare le gemme ascellari.

Le specie di questo genere hanno una distribuzione mondiale e comunque zone a clima temperato; quindi, oltre al Mediterraneo e l'Europa, l'Asia centrale a nord delle grandi catene montuose, nella regione del Capo del Sudafrica, California, Florida e Cile centrale. L'habitat è il più vario: prati, zone paludose, ambienti rocciosi, aree incolte e altro ancora.

Nella famiglia delle Ranunculaceae il genere di questa voce insieme ai generi Clematis, Trautvetteria (genere di piante dell'Asia e America del Nord) e Anemone formano probabilmente un clade ben definito basato su alcune sinapomorfie quali la particolare morfologia dell'achenio, la presenza del glucoside “ranunculina” e naturalmente sull'analisi di alcune sequenze del DNA di queste piante. All'interno di questo clade altri generi affini come Ceratocephalus Pers. e Myosurus L. si sono rivelati come “clade-sorella” del genere Ranunculus (ma sempre generi distinti), mentre da quest'ultimo andrebbe escluso il gruppo Ficaria (come pure il gruppo Coptidum). Generi come Peltocalathos, Callianthemoides, Halerpestes e Beckwithia occupano posizioni intermedie. Il cladogramma “A” (tratto dallo studio sopracitato e semplificato) dimostra chiaramente la relazione tra i vari generi affini ai ranuncoli, ma anche la posizione “esterna” del controverso gruppo Ficaria.

Esistono 8 gruppi (o cladi) di ranuncoli ben definiti relativi a precise zone ecologiche (zone umide, ad elevata altitudine e/o latitudine, regioni marittime, ecc.). Risulta inoltre che i gruppi alpini si sono probabilmente sviluppati da antenati abitatrici delle relative pianure sottostanti. La separazione del genere Ranunculus dagli altri generi affini è avvenuta durante il periodo Eocene – Oligocene (più probabilmente 24 milioni di anni fa). Quindi l'inizio della speciazione all'interno del genere si è avuta nel Miocene, mentre nell'area del Mediterraneo si è avuta tra il Pliocene e il Pleistocene, ossia dopo (o al massimo durante) l'istituzione del clima mediterraneo. Mentre i vari periodi di clima più freddo hanno favorito la diversificazione dei gruppi alpini. È quindi evidente che la grande varietà di ranuncoli europei è dovuta alla vasta gamma di differenti habitat della regione mediterranea (sono circa 160 le specie di ranuncoli della zona mediterranea delle quali 78 sono endemiche).

Il genere è molto esteso e spesso le differenze tra specie e specie è minima. In particolare le specie acquatiche presentano una grande plasticità fenotipica soprattutto in relazione all'ambiente di crescita (livello dell'acqua, velocità di flusso, periodi di inondazione contrapposti a periodi di relativa siccità, ecc.). Questa variabilità è sia intra-individuale che inter-individuale. Ad esempio il Ranunculus aquatilis presenta delle foglie laciniate e capillari nella zona sommersa, mentre in superficie le foglie hanno una lamina più estesa e quindi adatta a fotoperiodi più lunghi. Questa distribuzione tra i due tipi di foglie è diversa oltre che nello stesso individuo anche tra individui diversi a seconda della porzione sommersa rispetto a quella emersa del caule.

Gli utilizzi principali delle piante di questo genere sono:

come pianta ornamentale per decorare giardini o in vaso sui terrazzi; industrialmente viene coltivato per la produzione del fiore reciso;
come pianta foraggera, ma viene utilizzata solo dopo l'essiccamento; in effetti i ranuncoli spesso tendono a prevalere nei campi come piante infestanti in quanto rifiutate dagli animali;
nella medicina popolare alcune specie vengono utilizzate come piante medicinali.

Queste piante contengono l'anemonina; una sostanza particolarmente tossica per animali e uomini. Infatti gli erbivori brucano le foglie di queste piante con molta difficoltà e solamente dopo una buona essiccazione (erba affienata) che fa evaporare le sostanze più pericolose. Anche le api evitano di bottinare il nettare dei “ranuncoli”. Sulla pelle umana queste piante possono creare delle vesciche (dermatite); mentre sulla bocca possono provocare intenso dolore e bruciore alle mucose. In particolare la specie R. ficaria contiene acido ficarico, saponine e tannini con proprietà molto pronunciate e responsabili di seri inconvenienti. Il suo uso pratico in erboristeria è sconsigliato.
In particolare (sempre secondo la medicina popolare) per queste piante si danno le seguenti indicazioni:

le foglie di R. acris, R. bulbosus (Ranuncolo bulboso o Ranuncolo selvatico) e R. repens (Ranuncolo dei fossi), pestate e ridotte in poltiglia si applicano per uso esterno come rubefacenti (richiama il sangue in superficie, alleggerendo la pressione interna), vescicatorie e revulsive (decongestionamento di un organo interno attraverso delle applicazioni sulla pelle) o per la sciatica;
analogamente una pomata o della polvere di bulbi secchi e pestati di R. bulbosus, per uso topico, ha proprietà antisettiche e revulsive, per le nevralgie e per alcune dermatosi;
i tuberi radicali di R. ficaria, preferibilmente freschi raccolti in febbraio-marzo, hanno proprietà astringenti toniche e curative delle emorroidi; mentre per uso esterno i bulbilli freschi di R. ficaria, ridotti in poltiglia sono vescicatori, e curativi delle ragadi.

In genere però data la tossicità di tutte le specie di ranuncoli se ne sconsiglia l'uso interno come infusi o succhi di qualsiasi tipo.

I bulbilli e le giovani foglie di R. ficaria, dopo opportuna lessatura, vengono consumate da alcune popolazioni come legumi. La raccolta a scopo alimentare di R. ficaria deve avvenire prima della fioritura in quanto, durante e dopo, la pianta contiene protoanemonina, di sapore aspro ed è velenosa per l'uomo.

La coltivazione di queste piante in Italia è documentata da oltre 500 anni. Infatti oltre all'interesse farmaceutico queste piante sono usate nel giardinaggio in quanto rustiche e facili da mantenere. Prediligono posizioni di medio sole con terreno soffice e abbastanza umido. Le specie annuali si moltiplicano con la semina o con la divisione dei cespi, mentre per le perenni si utilizzano i rizomi, detti volgarmente zampe, trapiantandoli in settembre-ottobre nei climi più caldi con fioritura nell'anno successivo da febbraio a giugno, e alla fine dell'inverno nelle zone con forti gelate, con fioriture da maggio in poi.

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