mercoledì 4 marzo 2015

KICKBOXING

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La kick boxing o kickboxing (tradotto letteralmente 'calcio facendo a pugni') è uno sport da combattimento che combina le tecniche di calcio tipiche delle arti marziali orientali ai colpi di pugno propri del pugilato inglese. La kick boxing ha alcune analogie con la kick jitsu.

La kick boxing è nata in Giappone negli anni sessanta. In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, il muay thai thailandese, il Sambo russo, il taekwondo coreano, il karate contact ed il sanda cinese.

I giapponesi iniziarono a organizzare gare di kung fu e di karate a contatto pieno (full contact). Questo genere di combattimenti stava acquisendo interesse sempre maggiore finché negli anni '70, alcuni maestri di arti marziali provarono a sperimentare una nuova formula unendo le tecniche di pugno del pugilato alle tecniche di calcio del karate e del taekwondo e nacque così il Full Contact Karate.

Tuttavia vi fu una certa confusione dei nomi e degli stili, anche in virtù del fatto che nel Full Contact Karate si colpisce con i calci, dal busto in su, mentre nella kickboxing giapponese si potevano dare calci anche alle gambe.

A cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta con il termine kickboxing spopolò negli Stati Uniti una forma di full contact karate dove gli atleti vestivano dei lunghi e larghi pantaloni e delle apposite scarpe, ed inizialmente era vietato colpire con calci portati sotto la cintura; tra i più importanti enti ed organizzazioni vi erano WKA ed ISKA.

Successivamente, sempre in Giappone, nel 1993, venne organizzato un torneo chiamato K-1, in cui "K" sta per Karate, Kempo e Kickboxing. In questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati. Lo scopo era mettere sullo stesso ring atleti di diverse arti marziali e sport da combatteimento e che avesse un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi.

Viste le borse elevatissime e l'entusiasmo enorme dei giapponesi, in questi avvenimenti, il K-1 (diviso in due tornei: il K-1 World Grand Prix, riservato ai pesi massimi e il K-1 MAX, riservato alla categoria dei pesi medi) divenne il più importante torneo al mondo. Il termine "K-1" ha assunto attualmente l'accezione di uno sport da combattimento a sé stante, benché vi partecipano atleti provenienti dal muay thai, dalla kickboxing o da altri sport simili; il regolamento del torneo è chiamato K-1 Style.


Ne esistono due tipi: il primo nasce in Giappone negli anni Sessanta e si diffonde negli USA come Japanase Kick Boxing. Il secondo, di cui il Full Contact (nato il 14 settembre del 1974 negli U.S.A.) è il progenitore, racchiude tre discipline: il Semi contact, il Light Contact ed il Full Contact. La parola kickboxing è stata inventata in Giappone negli anni sessanta. In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, la muay thai, il Sambo russo, il taekwondo ed il sanda cinese. I promoter giapponesi, vedendo il successo dei match di boxing tailandese, decisero di eliminare i colpi di gomito, ginocchio e le prese. Rimase uno sport da
combattimento nel quale gli atleti usano pugni e calci alle gambe, al tronco ed al viso. Si usano i calzoncini corti come nella boxe e nelle boxe tailandese. Nacque la "Kickboxing giapponese", poi abbreviata in "Kick Boxing" o parola unica "Kickboxing".
Gli americani precedentemente avevano iniziato a fare gare di kung fu e di karate a contatto pieno (full contact). Unirono quindi le tecniche di pugilato a quelle di karate e le tecniche di gambe del taekwondo a quelle del karate e nacque così il Full Contact Karate. Da qui nacque la confusione dei nomi e degli stili, in quanto nel Full Contact Karate si colpisce con i calci dal busto in su mentre nella kickboxing si possono dare calci anche alle gambe.
In Giappone venne poi creato un torneo chiamato K-1, in cui K sta per Karate, Kempo e Kickboxing.
In questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati. Lo scopo era mettere sullo stesso ring atleti di diverse arti marziali che avesse un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi.

Esistono varie versioni sportive per la kickboxing, ognuna caratterizzata da una serie di regole che riguardano il combattimento e l'impostazione tecnica e tattica dei due partecipanti.
Nella kickboxing i combattenti combattono su di un ring da boxe o su di un tatami, che prevedono misure regolamentari di 6 metri per 6 o di 8 metri per 8, e come per le altre versioni sportive delle arti marziali, nel corso del combattimento vengono assegnati dei punti dagli arbitri di giuria ai fini della proclamazione del vincitore della gara.
Inoltre i partecipanti sono tenuti ad indossare un abbigliamento specifico e cioè un paio di pantaloni lunghi e una maglietta (nel semi-contact,nel light-contact; anche nel full-contact, dove combattono a petto nudo),oppure un paio di pantaloncini (nel kick-light e nel low-kick, dove combattono a petto nudo) e alcune protezioni:

• casco da gara (soltanto per i dilettanti)
• guantoni omologati (in genere da 8 o da 10 once)
• paratibie
• paradenti
• calzari protettivi omologati
• conchiglia per i maschi e corpetto protettivo per le femmine

Se il K-1 è una formula della kickboxing che nasce in Giappone, nella versione americana della kickboxing, quella proveniente dal Full Contact Karate, si sono invece sviluppate tre formule fondamentali: il Semi-contact, il Light-contact e il Full-contact. Per sfruttare al meglio il regolamento, negli anni la tecnica che caratterizza ognuna di queste versioni si è evoluta tanto da rendere completamente diversa l'impostazione e la preparazione degli atleti che la praticano. Per esempio la guardia laterale tipica del semi-contact è considerata pericolosa e da evitare nel fullcontact.
Inoltre esistono anche le versioni low kick e kick-light.

Il Semi-contact, che significa "contatto limitato", è una formula della kickboxing che prevede un combattimento non continuato a punti.
Poiché il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato,richiede soprattutto doti specifiche di rapidità, prontezza e velocità.
I due atleti combattono su di un tatami e si trovano uno di fronte all'altro posti ad una certa distanza mantenendo una posizione di guardia laterale rispetto all'avversario.
Il combattimento dura due minuti per round (che variano a seconda delle manifestazioni o delle fasi di una competizione) e consiste nell'avanzare frontalmente seguendo una linea immaginaria, entrare a contatto con l'avversario e nella frazione di un secondo, quindi in modo fulmineo e rapidissimo così da privilegiare la velocità e la prontezza ad altre doti, assestare una tecnica di pugno o di calcio al bersaglio, e dunque, in una delle zone "legali" del corpo dell'avversario (quindi nel tronco e nella testa, escludendo colpi ai genitali, alle gambe, al collo e ai reni).
Al termine del "contatto", l'arbitro di gara interrompe momentaneamente il combattimento e assegna il punto ad uno dei due contendenti.
Una tecnica famosa del semi-contact è il "blitz", una tecnica di attacco improvviso, che non esiste nelle altre formule della kickboxing perché poco utile specialmente in caso di contatto pieno.
Oltre all'arbitro di gara ci sono anche due arbitri di linea e i tre arbitri assegnano i punti in base ai seguenti criteri:
• Tecnica di pugno al corpo: 1 punto
• Tecnica di pugno alla testa: 1 punto
• Tecnica di pugno in volo: 1 punto
• Tecnica di calcio al corpo: 1 punto
• Tecnica di calcio alla testa: 2 punti
• Tecnica di calcio al corpo in volo: 2 punti
• Tecnica di calcio alla testa in volo: 3 punti
• Tecnica di spazzata seguendo il senso articolare della gamba colpita: 1 punto
Il semi-contact, facendo un paragone con altri sport, potrebbe essere definito come lo "scherma" della kickboxing.

Il Light-contact, che letteralmente significa "contatto leggero", ma è intrapreso come "Contatto Controllato" ed è una formula della kickboxing che prevede un combattimento continuato a punti.
Come nel semi-contact, il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato, e privilegia soprattutto le doti specifiche di esecuzione tecnica e di pulizia dei colpi che vanno eseguiti con scioltezza e velocità, privilegiando la tecnica alla forza.
I due atleti combattono su di un tatami, o più raramente su di un ring, ma a differenza del semi –contact sono liberi di muoversi sul quadrato di gara a loro piacimento, e senza che l'arbitro interrompa il combattimento dopo l'esecuzione di una tecnica portata a segno.
Il combattimento dura due round da due minuti e i due atleti, che combattono in posizione di guardia frontale o semifrontale uno dall'altro, possono trovarsi anche a distanza molto stretta e colpirsi a vicenda con le varie tecniche di pugno e di calcio previste secondo la categoria e il livello di cintura richiesto dalla manifestazione in cui partecipano.
L'arbitro di gara può fermare l'incontro solo in caso di "break", quando cioè gli atleti si trovano in clinch e vanno distanziati, oppure in caso di richiamo per eccessivo contatto, scorrettezze o uscita dal quadrato di gara: i richiami e le uscite comportano una sottrazione di punti e alla quinta uscita dal tatami l'atleta viene squalificato.
Oltre all'arbitro centrale ve ne sono altri due di giuria e tutti e tre assegnano i punti.
Poiché nel light-contact non è previsto il K.O., la vittoria è perseguibile soltanto accumulando più punti dell'avversario e in caso di parità si va ad un cosiddetto "extra-time", cioè un terzo round che è come se fosse un "tempo supplementare" nel calcio.
Esiste infine una versione del light-contact, definita Kick Light-contact o Kick Light, che aggiunge alla tradizionale formula del light-contact la possibilità di colpire con i low kick, cioè con i calci circolari bassi nella parte interna o esterna del quadricipite: l'unico tipo di calcio che si può eseguire al di sotto della cintura.
La differenza con il tradizionale light-contact è che nella kick light le distanze si accorciano ulteriormente e l'atleta necessita di una prontezza e di una mobilità maggiore per evitare i pericolosissimi calci portati sotto la cintura e sferrati nella coscia. Sia nel Semi-Contact che nel Light-Contact gli atleti indossano una cintura che viene assegnata dopo aver sostenuto e superato un esame tenuto da Maestri dalla Cintura Nera 1° Dan in su. Le cinture sono: Bianca – Gialla – Arancione – Verde – Blu – Marrone 1 – Marrone 2 – Nera. Dalla Nera in su le cinture si differenziano in Dan contraddistinte in una striscia rossa applicata alla cintura nera fino al 4° Dan
che presenterà quindi quattro strisce rosse. Dal 5° Dan in su la cintura non sarà più nera bensì assumerà colorazioni differenti. Ogni allievo potrà sostenere un esame all’anno per conseguire la cintura di grado superiore. Solo al raggiungimento della Cintura Marrone, l’allievo dovrà attendere almeno due anni prima di poter sostenere l’esame della Cintura Nera 1° DAN.

Il Full-contact, che significa "contatto pieno", è la formula più impegnativa della kickboxing, e universalmente riconosciuta come la "formula principe" di questo sport.
Prevede un combattimento continuato e a pieno contatto e infatti, a differenza del semi-contact e del light-contact, il contatto va portato con forza e potenza, privilegiando, appunto, la forza e l'incisività dei colpi, che tuttavia devono essere portati in maniera pulita e precisa.
Il full-contact richiede una preparazione decisamente dura da parte dell'atleta, il quale è chiamato ad affrontare un tipo di combattimento che stavolta prevede il Knock-out (il K.O.), e cioè, a differenza del semi e del light-contact, dove la vittoria è perseguibile esclusivamente accumulando più punti dell'avversario, nel full per prevalere sull'avversario è possibile provocargli un danno talmente eccessivo (ad esempio un violento colpo nel fegato) che provoca l'impossibilità da parte di questi di proseguire il match.
I due atleti combattono esclusivamente su un ring da boxe e sono liberi di muoversi sul quadrato di gara a loro piacimento.
Il combattimento è suddiviso in round (che possono essere dai tre ai cinque, oppure anche dai dieci ai dodici, a seconda delle federazioni o dell'importanza della competizione) da due minuti ciascuno.
I colpi possono essere portati nel tronco e al volto, e sono quindi esclusi i colpi al di sotto della cintura.
Come per il light-contact, c'è un arbitro centrale e altri due di giuria e tutti e tre assegnano i punti.
Se l'incontro dura fino al termine delle riprese stabilite e non vi è stato il K.O. o l'interruzione per intervento del medico di bordo ring, allora la vittoria viene stabilita in base ai punti.
Questa formula ha molte analogie con la preparazione tecnica e atletica della boxe: infatti l'atleta deve prepararsi secondo un ferreo programma di allenamento dal punto di vista atletico e agonistico e perfezionare la precisione dell'impostazione, dei movimenti e della guardia (come nella boxe) che sono di fondamentale importanza durante il match. Inoltre, come per il lightcontact,i colpi di calcio e di pugno vanno eseguiti con precisione tecnica e dovizia di perfezione,aggiungendo però una maggiore dose di forza e potenza poiché, a differenza del light, i colpi nel full devono per forza "fare male".
Esiste infine una versione del full-contact, definita Low Kick, che per l'appunto aggiunge alla tradizionale formula del full-contact la possibilità di colpire con i low kick, cioè con i calci circolari bassi nella parte interna o esterna del quadricipite.

NOZIONI DI LEGGE
La Legittima Difesa:
art. 52 del Codice Penale: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi
stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il
pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata
all’offesa“.
La legittima difesa implica necessariamente un’aggressione e una reazione,
sottoposte entrambe a determinate condizioni:
· Aggressione:
o Oggetto dell’attacco deve essere un diritto, qualunque esso sia
indistintamente, di qualsiasi natura (il codice parla di «offesa»);
o La minaccia al diritto attaccato deve essere ingiusta, ovvero contraria alla Legge;
o Deve sussistere un pericolo attuale: non basta la probabilità di un eventuale accadimento, potendo in tal caso il soggetto leso invocare l’intervento dello Stato, (ciò significa che se il ladro sta scappando per la strada non lo si può rincorrere e sparare…..assolutamente vietato.)
· Reazione:
o La reazione deve essere necessaria per salvare il diritto minacciato;
o La reazione deve essere proporzionata all’offesa
Quindi l’art. 52 c.p. prevede la non punibilità del fatto se chi lo ha commesso vi è
stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il
pericolo attuale di un'offesa ingiusta. Tuttavia, lo stesso articolo stabilisce che deve
esservi proporzionalità tra la difesa e l'offesa. La reazione è perciò giustificata solo
ove sussistano i due requisiti della necessità e della proporzionalità tra offesa e
difesa. La giurisprudenza ha chiarito che, relativamente alla legittima difesa, la
proporzionalità deve assumersi tra i beni in conflitto. Ad esempio, nel caso di un
furto, che presuppone l'offesa all'integrità patrimoniale di un soggetto, non sarà
considerata legittima la difesa di chi, per scongiurare tale reato, cagioni la morte del
ladro, posto che in questo caso si va a ledere il bene della vita che è certamente
sovraordinato al bene patrimoniale.

Dopo aver illustrato in breve come la legge italiana interpreta la Legittima Difesa
sembra ovvio che chi cagiona la morte di qualcuno senza che vi sia in pericolo lo
stesso bene, ovvero la vita, viene punito.
In considerazione di quanto detto, l’uso delle Arti Marziali al di fuori dalla Palestra
devono essere l’extrema ratio per difendere se stessi o qualcuno e comunque con
un certo criterio, cercando di creare meno danni possibili all’eventuale aggressore.
Basta, quindi, riuscire a mettere l’aggressore nella condizione di non nuocere e
chiamare la Forze dell’Ordine.

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