sabato 7 marzo 2015

NINFEA

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Nymphaea L. 1753 è un genere di piante Spermatofite appartenenti alla famiglia delle Nymphaeaceae dai fiori acquatici molto grandi e decorativi.

La famiglia delle Nymphaeaceae non è numerosa, insieme alla famiglia delle Cabombaceae comprende 6 generi con 68 specie; mentre il genere Nymphaea comprende circa 50 specie a distribuzione cosmopolita, preferendo comunque climi temperato-caldi delle regioni extra-tropicali dell'emisfero boreale. Nella flora spontanea italiana è presente una sola specie (Nymphaea alba).
La classificazione tassonomica del genere di questa scheda è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa insieme alla famiglia (Nymphaeaceae) apparteneva all'ordine delle Nymphaeales (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (Classificazione APG II) discende direttamente dal clade delle Angiosperme in quanto la genesi di questo genere viene ritenuta parallela a quella del resto delle Angiosperme.
Attualmente nel genere Nymphaea sono incluse anche le specie del genere Castalia (genere e termine introdotto dal botanico Salisbury nel 1805 facendo riferimento ad un altro nome antichissimo di queste piante).

Il botanico Paolo Bartolomeo Clarici (1664 - 1725) nei suoi scritti afferma che il nome di questo genere (e della sua specie più conosciuta) fu voluto dal filosofo e botanico greco antico Teofrasto (in greco “Θεόφραστος”; Ereso, 371 a.C. – Atene, 287 a.C.) e da Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa – 90 circa) medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone ”perché ella ami e cresca nei luoghi acquatici e paludosi”; ma, in alternativa a quando appena detto (è sempre il Clarici che scrive) Plinio riferisce che questi fiori furono nominati da una Ninfa tramutata in questo fiore perché gelosa di Ercole. In realtà sembra che il nome generico (Nymphaea) derivi dal vocabolo arabo ”nenufar” (derivato a sua volta dal persiano ”loto blu”). Ad introdurlo nella nomenclatura botanica è stato il medico, botanico e teologo tedesco Otto Brunfels (Magonza, 1488 – Berna, 25 novembre 1534) nel 1534.
Il nome scientifico attualmente accettato di questo genere (Nymphaea) è stato proposto in via definitiva da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Sono piante acquatiche tipicamente radicanti e perenni. Alcune specie possono essere considerate palustri in quanto riescono a sopportare facilmente abbassamenti temporanei del livello dell'acqua. L'altezza media di queste piante dipende dalla profondità del bacino idrico e comunque superano raramente i due metri. La forma biologica della specie è idrofita radicante (I rad); ossia sono piante acquatiche perenni le cui gemme si trovano sommerse o natanti e hanno un apparato radicale che le ancora al fondale. Molte caratteristiche avvicinano queste piante alle Monocotiledoni.

Le radici sono secondarie da rizoma e sono fissate sul fondo fangoso. Generalmente scaturiscono dal fusto subacqueo in posizione opposta ad ogni inserzione fogliare.

Il fusto è carnoso, rizomatoso quasi tuberoso. Può essere eretto-ascendente o prostrato, come anche ramificato oppure no. Questo fusto è diverso dai fusti aerei delle piante terrestri in quanto non deve sostenere nessun peso; di conseguenza le parti legnose sono minime a favore dei tessuti aeriferi. Infatti questi fusti (come anche i piccioli e i peduncoli) sono percorsi da ampi canali aeriferi (per assicurare il galleggiamento). In genere i fusti risultano flaccidi ma tenaci. La superficie è segnata dalle cicatrici dei piccioli delle annate precedenti.

Le foglie sono ampie e di consistenza più o meno coriacea e lamina piana e peltata con picciolo inserito verso il centro della lamina in una insenatura stretta e profonda. Sono galleggianti ma a volte fuoriescono dal pelo d'acqua per 10-20 cm.; la forma è più o meno rotonda (o cordata) con bordo continuo (in qualche caso può essere dentato). La lunghezza del picciolo è in funzione della profondità dell'acqua. Le due pagine (quella sopra e quella sotto) hanno ovviamente strutture anatomiche diverse interfacciando due elementi completamente differenti (aria e acqua). La lamina superiore è protetta da uno strato ceroso (questo per non essere bagnata, così l'acqua scivola via senza bloccare le aperture aerifere) e cosparsa da diversi stomi per lo scambio appunto aerifero. La lamina inferiore invece può contiene delle sostanze tipo antocianina. L'antocianina è un glucoside privo di azoto che ha la funzione di convertire i raggi luminosi del sole in calore. In questo modo anche la parte inferiore della foglia collabora ad incrementare i processi metabolici di tutta la foglia. Le foglie hanno delle nervature che si irradiano dal nervo centrale e in corrispondenza del margine della foglia.
Lo sviluppo di queste è foglie è molto particolare: infatti crescono dritte dal fondale verso la superficie con le due semi-lamine arrotolate su se stesse dall'esterno verso la nervatura centrale della foglia; al momento opportuno si srotolano dispiegandosi completamente sulla superficie dell'acqua. Le foglie nascono dal rizoma sottostante in ordini spiralato-alterni e si possono dividere in tre tipi (dimorfismo fogliare):

(1) foglie sommerse sottili e fragili con brevi piccioli;
(2) foglie galleggianti (spesse e coriacee) con la maggioranze degli organi disposti sulla pagina superiore (stomi e cellule a palizzata assimilatrici);
(3) foglie dalla struttura normali, sempre in superficie, spesse e coriacee, e con stomi anche sulla pagina inferiore.

L'infiorescenza è formata da grandi fiori natanti generalmente solitari. La lunghezza del peduncolo, a sezione rotonda, è in funzione della profondità dell'acqua. Normalmente i fiori durano a lungo e si aprono durante il giorno solo a cielo sereno.

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, polipetali (con un numero imprecisato di petali), spirociclici (i petali sono a disposizione spiralata/ciclica), in genere tutti gli altri elementi del fiore (calice e componenti riproduttivi) sono a disposizione spiralata. Il perianzio è ipogino. Il colore del fiore può essere bianco, roseo, rosso, viola, celeste e giallo o colorazioni intermedie.

Il calice è formato da 4-6 sepali accrescenti e avvolgenti il ricettacolo. I sepali sono verdi all'esterno e possono essere innervati oppure no, come pure persistenti o caduchi. Questi sepali (come anche i petali) sono sempre sub-ipogini (inserzione in una posizione intermedia rispetto all'ovario).
La corolla si compone di diversi petali. La posizione dei petali sul ricettacolo non è a fossetta alla base, ma sono inseriti a diverse altezze a spirale sull'ovario (in realtà l'inserzione è sempre esterna al ricettacolo). I petali diminuiscono progressivamente di grandezza verso il centro-interno del fiore. Gli ultimi petali si presentano talmente contratti che possono essere configurati come dei filamenti staminali; in questo modo il fiore delle “ninfee” riesce a mette bene in evidenza tutta le struttura di passaggio e relative morfologie dai sepali fino all'androceo-gineceo (parte più interna e centrale del fiore). Contemporaneamente la porzione distale del petalo produce inoltre del tessuto sporigeno fertile (strato anterifero generatore del polline) in modo gradualmente sempre più consistente verso il centro.
Androceo: gli stami, spesso gialli, sono numerosi e in posizione quasi epiginea. Quelli esterni sono petaloidi (vedere la descrizione della corolla), mentre quelli interni (stami veri e propri) hanno dei brevi filamenti. Vi è quindi quasi una transizione graduale e senza soluzione di continuità tra i petali e gli stami. La forma delle antere è lineare-allungata. Sono connate al filamento (organo di sostegno all'antera stessa) ed hanno due logge a deiscenza longitudinale.
L'ovario è semi-infero, globoso e multiloculare formato da diversi carpelli saldati oppure liberi (dipende dalle specie) con placentazione laminare. Inoltre l'ovario è abbastanza connato col ricettacolo. Gli stili sono numerosi e sono disposti circolarmente a coppa con una protuberanza centrale; hanno una forma appiattita e lineare.
Fioritura: in genere tra primavera e inizio estate.
Impollinazione: impollinazione entomoga (tramite mosche).

Il frutto è una bacca globosa, coriacea e spugnosa a deiscenza irregolare. Sulla sua superficie sono presenti delle caratteristiche cicatrici dovute alla caduta dei petali e degli stami che non sono persistenti, mentre all'apice è coronato da ciò che rimane degli stili. La particolarità di questi frutti è che la loro maturazione avviene sott'acqua, immersi nel fondo fangoso. Infatti a fine fioritura i frutti cadono nell'acqua e il tessuto assiale di protezione si stacca in più parti dai carpelli liberi, in questo modo i numerosi semi, ellissoidi, lisci (in certi casi, o pubescenti e crestati in altri casi) e provvisti di albume, contenuti nel frutto hanno la via libera per la disseminazione.

Questo genere originario dell'Asia, ha ormai una distribuzione cosmopolita in tutti i continenti. Comprende specie rustiche perfettamente adattate ai nostri climi, e specie tropicali a fioritura profumatissima, notturna soprattutto dell'emisfero boreale, ma vi sono anche specie abitatrici dell'Africa del sud, dell'Australia e della Nuova Guinea.
In realtà nei tempi antichi queste piante occupavano un'area molto più vasta anche al nord. A causa della formazione delle vaste distese di ghiaccio emigrarono più a sud, questo probabilmente nell'Era quaternaria e forse ancor prima nel Pliocene (queste emigrazioni sono confermate dai ritrovamenti fossili provenienti dal Giura e dalle grandi vallate alpine del Savoia e della Svizzera).
Due specie vivono spontaneamente sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine.

Alcune specie hanno delle proprietà medicamentose per cui sono utilizzate nella medicina popolare. Le radici essiccate e polverizzate sono utilizzate contro la dissenteria, la dispepsia e le emorroidi.

I rizomi di queste piante contengono un'alta percentuale di fecola per cui sono utilizzati come alimento da alcune popolazioni del nord Europa (Finlandia e Russia) anche se contenendo diversi tannini risultano piuttosto amari. In Australia gli aborigeni si cibano dei peduncoli dei fiori insieme ai frutti arrostendoli al fuoco.

Moltissime specie di questo genere sono utilizzate come piante ornamentali per decorare stagni, vasche e laghetti, o coltivata in grossi mastelli o recipienti simili, colmi d'acqua sui terrazzi. Da queste piante per scopi soprattutto commerciali sono stati ricavati molti ibridi o cultivar specialmente in Francia in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Per una buona coltivazione le “ninfee” richiedono posizione soleggiata, con terreno ben concimato con letame maturo; in autunno si prosciuga l'acqua, ricoprendo i cespi con torba mista a letame; ogni 3 anni si procede al trapianto dei rizomi, per sfoltirli e per potere rinnovare il substrato con terreno fresco e ricco di elementi organici. Importante è la temperatura dell'acqua che deve essere sempre calda per avere delle abbondanti fioriture (tra i 18 °C e i 25 °C).
Si moltiplicano in primavera per divisione dei cespi rizomatosi se si tratta di ibridi o varietà con colori particolari, altrimenti se si tratta di specie pure si può utilizzare il metodo classico della semina.

Gli antichi egizi adoravano le ninfee del Nilo, o fiori di loto come sono anche chiamate. N. caerulea apre i suoi fiori al mattino e li affonda nell'acqua al tramonto, mentre N. lotus fiorisce di notte e chiude i fiori al mattino. Resti di entrambi i fiori sono stati trovati nella camera sepolcrale di Ramses II.
Gli egizi, che nella scelta dei simboli utilizzati nei loro geroglifici attingevano alla realtà che li circondava, avevano rappresentato la ninfea in alcuni segni.

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