martedì 28 luglio 2015

IL SERPENTE



I serpenti sono i rettili squamati appartenenti al sottordine Serpentes Linnaeus, 1758 (od Ophidia). La filogenesi dei serpenti è collegata strettamente a quella delle lucertole (nome comune dei rettili appartenenti al sottordine Sauria), con i quali costituiscono l'ordine Squamata. I serpenti, inadatti a vivere in un clima freddo, nelle zone temperate quando arriva l'inverno si abbandonano a una sorta di coma letargico fino alla fine dell'inverno.

La scienza che studia i serpenti è chiamata ofiologia e i suoi studiosi ofiologi.

I serpenti sono animali carnivori, si nutrono quindi di piccoli animali, compresi altri rettili e serpenti, uccelli, uova o insetti. Alcune specie sono dotate di un morso velenoso con il quale uccidono la preda prima di nutrirsene oppure la paralizzano; altre invece uccidono le prede per costrizione. I serpenti ingoiano la preda senza masticarla poiché, disponendo di una mandibola e di altre numerose articolazioni del cranio estremamente flessibili possono aprire la bocca e ingoiarla interamente, anche se queste sono di grandi dimensioni.

I serpenti non si nutrono quasi mai dell'uomo, ma si sono comunque registrati rari casi di bambini mangiati dai grandi costrittori. Anche le specie più aggressive preferiscono, di norma, evitare il contatto.

Per l'uomo quindi il pericolo maggiore che deriva dai serpenti non è quello di essere mangiati ma di essere morsi, questo perché alcune specie sono velenose: la diversa composizione del veleno può comportare vari sintomi per ogni morso, il 15% circa dei serpenti possiede un veleno pericoloso per l'uomo.

Non si conosce con precisione il numero di morsi e di morti che i serpenti causano agli esseri umani, ciò è dovuto al fatto che molte persone (soprattutto in Africa e in Asia meridionale) non si rivolgono alle strutture ospedaliere, tuttavia si stima che ogni anno ci siano da 425.000 a 1.800.000 avvelenamenti da ofidi che causano 20.000-94.000 morti.

In Italia i serpenti velenosi appartengono alla famiglia dei viperidi il cui morso comporta un'intossicazione molto simile da specie a specie ed una sintomatologia comparabile: in primo luogo compare dolore nel punto colpito (punto nel quale si possono riscontrare i segni lasciati dai denti veleniferi) successivamente compare una tumefazione alla quale fanno seguito sintomi generali di shock, con dolori gastrici ed intestinali, vomito e diarrea; in alcuni casi (bambini, anziani, persone debilitate), in assenza di terapie adeguate, il morso può provocare la morte.

La terapia si basa, principalmente, sul rallentamento dell'assorbimento del veleno, fino alla somministrazione di un siero antiofidico, che deve essere fatta in ambiente ospedaliero per non rischiare gli effetti di un possibile shock anafilattico.

Il dualismo di fascino e timore che questi animali suscitano in noi ha contribuito al diffondersi dei serpenti come animali da compagnia. Per la stabulazione di gran parte di queste specie occorre un terrario con le pareti di vetro o legno, sebbene poche necessitino di un acquario o di un acquaterrario. Tra i più diffusi figurano i colubridi, i pitoni ed i boidi.

Le specie velenose (e non solo) vengono anche utilizzate nella ricerca medica.

La pelle è coperta di squame. La maggior parte dei serpenti utilizza le squame della pancia per muoversi. Le loro palpebre sono squame trasparenti che rimangono perennemente chiuse. I serpenti mutano periodicamente la loro pelle. Diversamente da altri rettili, questa mutazione è fatta in un solo passo, come tirarsi fuori un calzino. Lo scopo della muta è la crescita delle dimensioni del serpente, dunque indispensabile per il miglioramento del movimento.

I ritrovamenti fossili dei serpenti sono relativamente scarsi, a causa dei loro scheletri fragili che difficilmente si fossilizzano. I più antichi resti fossili attribuibili a serpenti datano a circa 167 milioni di anni fa (Eophis underwoodi ) e sono stati ritrovati in Inghilterra. Si suppone che questi antichi serpenti siano derivati da animali del gruppo delle lucertole, probabilmente da forme scavatrici e acquatiche. Si conosce una forma del Cretaceo superiore, Najash rionegrina, che era dotata di due zampe posteriori e di osso sacro; presumibilmente era un animale compiutamente terrestre e scavava tane nel terreno. Una forma attuale, forse analoga a questi antenati scavatori, è il lantanoto del Borneo (Lanthanotus borneensis), una "lucertola" varanoide dalle abitudini semiacquatiche e priva di orecchie esterne.

I serpenti preistorici erano predatori terrestri muniti di zampe: lo sostiene uno studio pubblicato su Science, dov'è descritto in dettaglio uno straordinario fossile di Tetrapodophis amplectus, una specie vissuta circa 110 milioni di anni fa: lungo l'impronta dello scheletro sono a un certo punto evidenti quattro minuscoli arti, che secondo i ricercatori non servivano già più per la locomozione.

Il capo della ricerca David Martill ha raccontato che il reperto (scoperto in Brasile) si trovava nel museo di Solnhofen, in Germania, dov'era «parte di un'ampia esposizione di fossili del periodo Cretaceo: ma nessuno aveva colto la sua importanza», ha spiegato il paleontologo. «Quando l'ho visto ho capito che si trattava di un esemplare incredibilmente importante.»

Lo scheletro sinuoso, che misura 19,5 centimetri, conta 272 vertebre e due paia di zampe lunghe meno di un centimetro. All'altezza dello stomaco si vedono i resti dell'ultimo pasto, un piccolo vertebrato che dimostra le abitudini carnivore del rettile.

Come ha evidenziato Nick Longrich, coautore dello studio, le appendici erano ormai inadatte a camminare, ma sarebbe sbagliato liquidarle come semplici organi vestigiali. Le dita affusolate farebbero infatti pensare a  strutture altamente specializzate, usate forse per afferrare e stringere le prede.
Nonostante di recente fossero già emerse prove che gli antenati dei serpenti moderni avessero almeno due zampe posteriori, è la prima volta che gli scienziati si trovano di fronte a un fossile con quattro arti. Questo rafforzerebbe l'ipotesi, molto dibattuta, secondo cui i rettili striscianti non arriverebbero dal mare, ma sarebbero un'evoluzione di un'ancestrale lucertola terrestre.

Non tutti sono però concordi nel classificare il T. amplectus come un possibile anello di congiunzione tra le due specie. Michael Caldwell, paleontologo presso Università di Alberta (Canada), ha ad esempio dichiarato che diverse caratteristiche della colonna vertebrale non giustificano l'inserimento dell'esemplare nell'albero evolutivo dei serpenti.  «Penso che il campione sia importante, ma non so ancora dire che cosa sia.»

L’organo di copulazione, in posizione retratto, è alloggiato fra l’apertura cloacale e la punta della coda. Per questo fatto quasi in tutti i maschi, in questo tratto e per una certa lunghezza, la coda mantiene più o meno la stessa larghezza.
Nelle femmine invece, la coda si restringe praticamente subito dietro la cloaca.

La femmina può conservare in vita a lungo lo sperma nel suo ventre per poi fecondarsi quando ritiene il momento più propizio. Sembra addirittura che si siano osservate nascita da femmina che erano state separate da più di un anno dal maschio. Il periodo di gestazione è molto vario e dipende soprattutto dalla temperatura ambientale.

I serpenti si dividono in due gruppi:
OVIPARI: depongono uova con il guscio molle in luoghi caldi e molto umidi. Di questo gruppo fanno parte per esempio i colubridi e i pitoni.
OVOVIVIPARI: la femmina porta le “ uova” dentro di sé, nell’ovidotto fino al completo sviluppo della prole. I piccoli vengono alla luce avvolti uno per uno in una sacca trasparente e gelatinosa. In questo gruppo troviamo i boa, i viperini ed i crotalidi.

La durata dell’incubazione dipende dalla temperatura ambientale oltre che dalla specie. Una volta deposte nel luogo ideale, le uova vengono in genere abbandonate. Ma vi sono delle eccezioni:
alcune specie di pitoni sono in grado di “covare” le proprie uova. Durante tutta la cova il pitone non lascia mai le uova incustodite
la femmina del cobra difende la propria covata da chiunque voglia avvicinarsi
il cobra reale è l’unico serpente che costruisce un nido raccogliendo scarti vegetali con le sue spire.
I piccoli nascono completamente formati e del tutto indipendenti. Dopo la prima muta, che avviene di norma nei primi tre giorni dalla nascita, i neonati si cimentano con il primo pasto. Appena venuti alla luce, i serpenti velenosi sono in grado di iniettare il loro veleno.



LEGGI ANCHE : http://popovina.blogspot.it/2015/07/il-mito-del-serpente.html


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