giovedì 28 aprile 2016

ACQUA SPRECATA

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Il consumo medio quotidiano di una famiglia europea si aggira attorno ai 165 litri. Calcolando anche l'acqua virtuale, quella che non vediamo ma è servita a produrre il cibo e a far funzionare le industrie, scopriamo che il conto s'impenna. E che la situazione del nostro paese si fa critica: l'impronta idrica in Italia, cioè la quantità di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, è pari a 132 miliardi di metri cubi l'anno, 6.309 litri pro capite al giorno. Siamo il terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo (62 miliardi di metri cubi l'anno), dopo Giappone e Messico e prima di Germania e Regno Unito.

"La colpa è del peggioramento delle nostre abitudini alimentari", spiega Francesca Greco, la ricercatrice del King's College di Londra che assieme a Marta Antonelli ha curato lo studio. "In Italia il consumo di cibo è responsabile dell'89 per cento dei consumi di acqua e questo dato ci dovrebbe aiutare perché la dieta mediterranea ha un impatto idrico molto minore di quella a base di carne. Peccato che negli ultimi anni il nostro stile di vita sia peggiorato: importiamo grandi quantità di beni che richiedono molta acqua come la carne di maiale tedesca".

Non solo abbiamo aumentato i consumi di carne (una bistecca da 3 etti costa 4 mila litri di acqua) ma siamo passati dal pollo ruspante al wurstel, dalla ricotta con latte di pecora al pascolo ai latticini d'importazione provenienti da allevamenti intensivi. E così la situazione è progressivamente peggiorata: l'impronta idrica dell'Italia è del 66 per cento più alta della media mondiale (1.385 metri cubi pro capite l'anno). E tra le principali economie non europee l'Italia si colloca al vertice dei consumi pro capite, dopo Stati Uniti, Canada e Australia.

"Sul risparmio idrico è stata fatta molta comunicazione ma sul versante sbagliato: si parla quasi solo dei consumi nelle case che valgono il 4 per cento del nostro bilancio complessivo", aggiunge Francesca Greco. "Visto che i prodotti di origine animale (latte, uova, carne, formaggi) rappresentano quasi la metà dell'impronta idrica totale dei consumi, in Italia per migliorare dovremmo puntare con forza sul made in Italy, sui prodotti da pascolo, sul chilometro zero, sulla dieta mediterranea".

Entro il 2050 non ci sarà abbastanza cibo per sfamare i nove miliardi di popolazione previsti. Secondo le recenti stime la domanda di cibo e fibre crescerà del 70% con un impatto insostenibile per l’oro blu.
A lanciare l’allarme è lo Stockholm International Water Institute (SIWI), che denuncia anche lo spreco enorme di acqua. Oltre un quarto di tutta l’acqua che consumiamo al mondo serve a produrre un miliardo di tonnellate di cibo che vengono poi buttate.
Se analizziamo i consumi attuali di acqua, vediamo che il 70% dell’oro blu viene impiegato in agricoltura, il 20% dall’industria e il 10% per uso domestico. E le richieste possono essere molto differenti tra loro, per esempio la produzione di carne richiede circa 8-10 volte più acqua rispetto a quella di cereali. Un bambino che nasce nei paesi industrializzati consuma da 30 a 50 volte più acqua rispetto a un coetaneo che abita in un Paese in via di sviluppo.
Per il 2025 nei Paesi in via di sviluppo si prevede un aumento del 50% dei consumi di acqua e in quelli industrializzati una crescita del 18%. La conseguenza immediata sarà che nel 2030 il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree con problemi di scarsità d’acqua. Inoltre dare da mangiare a tutti nel 2050 potrebbe richiedere il 50% in più di acqua rispetto a quella necessaria attualmente.

Ogni giorno utilizziamo centinaia di litri d’acqua senza prestare molta attenzione; in genere l’atteggiamento più diffuso è quello di pensare che «basta aprire un rubinetto e servirsene a piacere», in realtà le cose non stanno proprio così, è necessario fermarsi a riflettere un attimo per dare il giusto valore ad una risorsa che purtroppo non è infinita.

Gli effetti di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti: casi crescenti di razionamento idrico; il consumo di acqua minerale o filtrata diventato quasi un obbligo; lievitazione del costo dell’acqua potabile ecc.

Se poi allarghiamo lo sguardo a livello mondiale, il panorama diventa ancora più preoccupante: circa un miliardo e mezzo di persone non dispongono di acqua potabile.

Di fronte ad un quadro tutt’altro che roseo, oltre ad avvicinarsi al rubinetto con maggiore rispetto, diventa importante porsi il problema di come contribuire in prima persona a migliorare la situazione.

D’altra parte, un uso più appropriato dell’acqua non fa bene solo all’ambiente, ma anche al portafogli e con molta probabilità anche alla pace tra i popoli, perché sono oramai numerosi gli analisti politici che individuano nella carenza d’acqua uno dei possibili motivi di conflitto armato tra i paesi.

La doccia presenta un minor consumo d’acqua, rispetto al bagno, soprattutto se si tiene l’acqua aperta solo quando serve.
Inoltre è possibile adottare docce a risparmio energetico, in grado di ridurre i consumi oltre il 70%. In termini pratici, considerando una doccia al giorno si possono risparmiare in un anno oltre 50.000 litri d’acqua e diverse centinaia di euro.
La cosa importante è di utilizzare docce che non si limitino a ridurre il consumo d’acqua (allora tanto vale non aprire totalmente il rubinetto, con il risultato che s’impiega più tempo a lavarsi e si consuma lo stesso quantitativo di acqua), ma sfruttino in maniera più intelligente l’acqua, garantendo un elevato potere lavante a fronte di minori consumi.
Vi sono inoltre vantaggi secondari interessanti: nel caso di boiler elettrico, più persone riescono a fare la doccia consecutivamente e minori sono i cali di portata per gli altri utenti, l’unico rovescio della medaglia è che, passando meno acqua nei tubi, si deve attendere più tempo l’arrivo dell’acqua calda.

Nel caso in cui si utilizzino lavatrici o lavastoviglie è bene farle girare sempre a pieno carico; nel caso dei lavaggi a mano evitare l’uso d’acqua corrente e preferire l’acqua raccolta in un lavabo o in una bacinella.
Sempre per ridurre gli sprechi, non lasciate diventare vecchio lo sporco dei piatti e le macchie ostiche dei tessuti perché richiedono un lavaggio più impegnativo sia da un punto di vista chimico (detersivi) sia energetico (tempi e temperature più elevate); lavare separatamente i pezzi a seconda del grado di sporco.
Si consuma più acqua, energia e detersivi lavando a mano o a macchina?
Per rispondere in maniera corretta a questa domanda è necessario conoscere due fattori: grado di riempimento ed «economicità» della macchina da una parte e capacità di lavaggio manuale dall’altra.
Comunque alcuni studi in materia hanno dimostrato che per lavare lo stesso quantitativo di stoviglie, pari ad un carico intero di una lavapiatti, mediamente si consumano 80 litri d’acqua se lavati a mano; 60 se lavati a macchina; 12 litri nel caso di apparecchi ad elevata efficienza, i quali oltre al risparmio d’acqua consentono una notevole contrazione dei consumi di detersivi ed energia.



Le vaschette del water tradizionali, in genere contengono circa 24 litri, un volume d’acqua tale da permettere una buona azione lavante nel caso di presenze solide, ma eccessivamente elevata nel caso di rifiuti liquidi.
Mediamente, con tali sciacquoni si ha un consumo giornaliero di circa 100 litri a persona, in gran parte sprecati.
Più efficienti sono le vaschette a due mandate, una da 3 e l’altra da 6 litri, grazie alle quali il consumo giornaliero, a parità di funzione, scende a 15 litri d’acqua.
Se utilizzate in maniera corretta, ossia schiacciando il tasto giusto al momento giusto, con le vaschette a doppia mandata si arriva a risparmiare circa 17.000 litri d’acqua l’anno a persona.
Quando non si hanno a disposizione vaschette ad hoc, è possibile modificare i tradizionali cassonetti introducendo dei pesi che permettono di ottenere le stesse prestazioni.
Un altro metodo è di inserire nella vaschetta un mattone o più semplicemente una bottiglia piena d’acqua.
In quest’ultimo caso si risparmia molta acqua, ma si riduce anche la quantità disponibile per ogni scarico con l’inconveniente di ridurre l’azione lavante.

I rubinetti vanno aperti solo quando serve e tenuti chiusi mentre ci si insapona o ci si lava i denti; analogamente per lavare la frutta e la verdura è sufficiente usare acqua raccolta in una bacinella e non quella corrente.
Per dare un’idea concreta di quanto questi gesti quotidiani possano far variare notevolmente il livello dei consumi idrici, analizziamo in dettaglio cosa accade durante il lavaggio dei denti: tenendo aperto il rubinetto per tutto il periodo di pulizia, si arriva a consumare 10.000 litri l’anno a persona; quando il rubinetto viene aperto solo per il risciacquo il consumo d’acqua si riduce a 1600; se poi invece dell’acqua corrente si utilizza quella contenuta in un bicchiere, si arriva a non più di 200 litri d’acqua l’anno.
Per quanto concerne interventi di tipo impiantistico, è possibile sostituire i normali filtrini dei rubinetti (quelli che ogni tanto dobbiamo pulire dal calcare e da altre sporcizie) con dei modelli risparmio energetico (aeratori).
Come per le docce vale il discorso di acquistare dei modelli che non si limitino a ridurre la portata dell’acqua, ma che producano un getto di eguale capacità lavante con consumi inferiori.

L’acqua, che a causa di perdite delle guarnizioni gocciola dai rubinetti o dallo sciacquone, sembra poca cosa, ma essendo continuativo, anche il semplice gocciolamento comporta uno spreco inutile di migliaia di litri d’acqua (e di euro).
Nel caso in cui l’impianto è dotato di accumuli dell’acqua calda, come ad esempio i boiler elettrici, oltre al consumo d’acqua le perdite idriche si tramutano anche in uno spreco d’energia elettrica.
È pertanto consigliabile di sostituire immediatamente le guarnizioni danneggiate.

Tutti i detergenti, compresi quelli ecologici, comportano un impatto ambientale per la loro produzione, il trasporto e lo smaltimento.
Inoltre, soprattutto nel caso di detergenti convenzionali, si ha una liberazione di residui tossici nell’ambiente che poi vengono assimilati attraverso la respirazione, la pelle e il consumo di alimenti.
Ecco perché è bene ridurre al minimo l’impiego di detergenti e detersivi e in ogni caso preferire i prodotti ecologici.
In tutti i processi di pulizia viene utilizzata l’acqua come diluente che, se usata in modo intelligente, riserva ottime sorprese.
Per il lavaggio di stoviglie e del bucato è possibile trattare energicamente l’acqua con opportuni dispositivi da applicare direttamente alle condotte dell’acqua o direttamente nelle macchine da lavare o sotto forma di additivi, ottenendo circa un dimezzamento dei consumi dei detersivi.
Per quanto concerne la pulizia delle superfici è consigliabile impiegare dei panni in microfibra dove l’azione chimica degli additivi è completamente sostituita dall’azione meccanica, ossia si pulisce e si sgrassa unicamente utilizzando l’acqua.
Ma anche in questo caso, per non avere risultati deludenti, è necessario scegliere prodotti d’elevata qualità.

Il calcare è ben noto per la tendenza a creare incrostazioni, assai difficili da rimuovere da box doccia, lavelli e rubinetteria in generale; ma i maggiori inconvenienti, il calcare li crea all’interno dell’impianto idraulico, ossia nelle condutture e, soprattutto, nei generatori d’acqua calda (elettrici o a gas).
Tali depositi creano due tipi di barriere: una termica e una fisica.
La prima si traduce in un maggior consumo di energia per nulla trascurabile, infatti, per ogni millimetro di deposito di calcare nei tubi, si registra un aumento dei consumi elettrici di circa il 10% e siccome lo strato accumulato in un generatore d’acqua calda può diventare molto spesso, nel tempo, i consumi possono crescere vertiginosamente.
Analogamente, lo strato di calcare crea anche una barriera fisica al passaggio dell’acqua che, nel caso d’impianto dotato di autoclave, fa anch’esso aumentare i consumi di elettricità.
Infine va detto che il calcare sollecita maggiormente l’impianto idraulico riducendone la durata.
Una verifica della presenza di calcare all’interno dei tubi può essere realizzata con una semplice prova.
Aprite al massimo il rubinetto dell’acqua fredda e notate la portata; dopo qualche istante ripetete la stessa cosa con il rubinetto dell’acqua calda.
La minore portata dell’acqua calda è essenzialmente dovuta alle incrostazioni di calcare presenti nel generatore di calore.
Le soluzioni utili per vincere il calcare si dividono in due categorie: trattamenti in grado di inibire il potere di coesione del calcare che, pur continuando ad essere presente nell’acqua, non è più in grado di formare incrostazioni; trattamenti di rimozione del calcare dall’acqua.

La gestione e la salvaguardia di una delle più importanti risorse naturali, l’acqua, a livello europeo è sempre più impostata sui principi del cosiddetto sviluppo sostenibile. L’acqua è natura, salute, cibo, uguaglianza, urbanizzazione, industria, energia. La gestione efficiente di questa preziosa risorsa è sufficiente a garantire uno sviluppo sostenibile e tale obiettivo è perseguibile mediante un perfezionamento dei sistemi tecnologici, un’ottimizzazione del mercato, attraverso una modulazione della richiesta, un abbattimento degli sprechi ed una maggiore consapevolezza degli effetti delle azioni antropiche sull’ambiente. In altri termini una migliore qualità della vita è figlia di una migliore qualità della risorsa acqua.



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martedì 19 aprile 2016

IL MEFREDONE





Il mefedrone è una droga sintetica stimolante assimilabile in parte alla cocaina e in parte alle fenetilamine entactogeniche (MDMA in primis) con le quali condivide, anche se in misura meno intensa, gli effetti. Sul mercato di strada è chiamata anche 4MMC, Meow Meow o 'M-Cat.

Sintetizzato inizialmente nel 1929, "riscoperto" nel 2003 e diffusosi a partire dal 2008 nel Regno Unito, ha incontrato un grande successo tra i giovani inglesi, proponendosi come alternativa legale all'MDMA, prima di essere vietato dall'Emendamento del 16 aprile 2010, in seguito a una violenta campagna stampa. In Francia, il Ministro della Sanità e dello Sport ha deciso di classificare come narcotico il mefedrone con ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 giugno 2010. Ad oggi, il mefedrone è vietato in Danimarca, Svezia, Germania, in Norvegia, in Croazia, Estonia e Romania.

I suoi effetti empatici ed entactogeni sono simili a quelli dell'ecstasy, ma l'esperienza viene in genere descritta come meno soddisfacente e "piena" per quanto riguarda l'entactogenesi; gli effetti stimolanti e anoressizzanti sono invece assimilabili a quelli delle anfetamine, ma con una durata sensibilmente più breve. Gli effetti si verificano entro pochi minuti se la sostanza viene inalata o dopo 30/40 minuti se viene assunta per via orale. L'effetto ha una durata di circa 2/3 ore e l'intensità può variare da soggetto a soggetto.

La tossicità del prodotto è simile a quella dell'anfetamina e pare possa produrre, in alcuni casi, intossicazione epatica, disturbi cardiaci con rischio di infarto del miocardio dovuto a vasocostrizione locale. Durante il 2010 la stampa inglese ha attribuito vari casi di morte al mefedrone, sui quali non c'è stata tuttavia conferma dalle autopsie. In assenza di uno studio scientifico affidabile ed esaustivo, e a causa della brevissima storia d'uso della sostanza, non è possibile ad oggi valutare il grado di tossicità reale del mefedrone.



In realtà, il mefedrone è una sostanza che non è legale per le persone, e veniva quindi venduta e comprata come sali da bagno o concime per piante. In realtà si trattava di droga, il cui commercio era legale se abilmente aggirato. Non che ci volesse molto, tanto che il mefedrone è diventato la droga di culto di migliaia di giovani, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna.

Parlando di che cos'è il mefedrone, esso proviene da una famiglia di sostanze chimiche, i catinoni, originariamente estratte da una pianta africana il cui arbusto era masticato dagli indigeni per ottenere effetti allucinogeni, eccitazione e loquacità, perdita di appetito. Successivamente il mefedrone è stato il risultato della produzione in laboratorio dello stesso tipo di droga, dapprima venduto e spacciato come pillola di ecstasy, successivamente facendo la fortuna dei siti web in cui era commercializzato e venduto appunto come prodotto chimico di ricerca, riportante la scritta che avrebbe dovuto aggirare la legge: vietato per il consumo umano.

Nel 2009 molti siti hanno spacciato mefedrone vendendolo legalmente come concime. E così la moda si è sparsa e ha raggiunto anche l'Italia. Ma se il mefedrone è stato scoperto e bandito ufficialmente, sono in molti a parlare di tantissime sostanze chimiche di nuova generazione che ancora non sono state bandite dalle legge.

L'uso continuato e pesante può portare a paranoia e disturbi psichici, mentre come droga è un allucinogeno. Ancora non sono chiari gli effetti a lungo termine, perché mancano degli studi ufficiali sul mefedrone. Ma quel che si sa sugli effetti di questa droga è bastato ad averne subito stabilito l'illegalità.

Tutte le nozioni che si hanno derivano dall’esperienza delle persone che ne hanno fatto uso: la quantità che viene consumata solitamente si aggira tra i 25 e i 75 mg, ma per qualcuno sono sufficienti 15 mg, dipende dalla sensibilità individuale. Chi la assume sente che le sue capacità relazionali aumentano: la parlantina è più sciolta, c’è maggiore empatia con le altre persone, si diventa più gioiosi ed eccitati. A dosi più elevate può indurre distorsione della percezione e allucinazioni.

La legislazione italiana sugli stupefacenti (D.P.R. 309/90) la contempla tra le sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I (art. 13) il cui uso non terapeutico comporta le sanzioni di cui all'art. 75, mentre la sua produzione, cessione, importazione ecc. è punita ai sensi dell'art. 73. Può ritrovarsi in pasticche o in polvere e per il suo riconoscimento sono necessarie specifiche analisi chimiche (la sostanza normalmente non reagisce con i più comuni narcotest).



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lunedì 18 aprile 2016

IL KOALA

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Il koala o fascolarto (Phascolarctos cinereus; Goldfuss, 1817), detto anche "piccolo orso", è un mammifero marsupiale australiano, unico rappresentante vivente del genere Phascolarctos (de Blainville, 1816) e della famiglia Phascolarctidae (Owen, 1839), o marsupiali arrampicatori.

Il nome scientifico deriva dal greco phaskolos, marsupio e arktos, orso e dal latino cinereus, grigio. Il nome comune deriva dalla parola gula in lingua daruk, un dialetto australiano ormai estinto.

Il koala ha grandi orecchie arrotondate e pelose, una grossa testa, occhi vivaci, muso largo e naso nudo e schiacciato. Ha una pelliccia di colore grigiastro: la parte superiore del corpo è di un colore grigiastro. Il pelo è lungo, morbido, lanoso e, per via della dieta, odora di eucalipto. Il corpo è tozzo e sprovvisto di coda, i piedi hanno cinque dita prensili, con artigli affilati che gli permettono di arrampicarsi sugli alberi, sui quali vive in piccoli gruppi.

Il koala passa quasi tutta la vita sugli alberi di eucalipto. Verso sera, in quanto arboricolo notturno, inizia il proprio pasto composto di foglioline e gemme di eucalipto, consumandone abitualmente circa mezzo chilo al giorno. Trascorre il resto del tempo sonnecchiando, incuneato saldamente nella biforcazione di un ramo. Occasionalmente scende a terra per cambiare albero o per favorire la digestione inghiottendo terra, corteccia e sassolini. La masticazione del koala è estremamente lunga, e l'animale non inghiotte le foglie e le gemme prima di averle ridotte a una pasta finissima con le proprie forti mandibole.

Il koala occupa una nicchia ecologica ben precisa, basando la propria alimentazione su un tipo di vegetale le cui foglie sono estremamente carenti in proteine e grassi, e ricche di fenoli e terpeni tossici per molte specie di animali. Una siffatta alimentazione non può che comportare un metabolismo molto basso anche per un mammifero: il koala, infatti, rimane immobile per 18-19 ore al giorno, gran parte delle quali passate dormendo. Nel periodo della riproduzione il tempo rimanente lo passa ad accoppiarsi.

Per digerire le foglie, l'apparato digerente del koala dispone di un fegato capace di disattivarne le tossine e di un intestino adatto a trarre quanto più nutrimento dalla poverissima dieta, anche grazie ad un tratto, il cieco, che in questi animali è inusualmente ampio.

Agli eucalipti essi devono il loro caratteristico profumo balsamico. Gli oli essenziali che si trovano su tali alberi ne impregnano il morbido pelo, fungendo da protezione contro i parassiti.



Come precedentemente detto, la dieta del koala adulto si basa fondamentalmente sul consumo di foglioline e gemme di eucalipto, da cui traggono nutrimento e acqua, ma essendo questa una tipologia di pianta potenzialmente tossica per molti mammiferi, i koala devono ricorrere al metabolismo di determinati microorganismi per poterla digerire. Essi infatti di per sé non possono assimilare la cellulosa che si trova nell'albero; per questo, si servono di alcuni microorganismi che digeriscono la cellulosa, i quali popolano densamente il punto di convergenza tra l'intestino crasso e quello tenue, il cieco, che ne è l'estensione posteriore.

L'intestino cieco è la parte più interessante del sistema digestivo dei koala. Questo segmento funziona come una camera di fermentazione in cui i microbi digeriscono la cellulosa mentre il passaggio delle foglie viene ritardato. In tal modo il koala può neutralizzare gli effetti venefici dell'olio contenuto nelle foglie di eucalipto. Il cucciolo di Koala invece non possedendo alla nascita una flora intestinale in grado di digerire la cellulosa, sviluppa i batteri necessari alla digestione delle foglie solamente attraverso la coprofagia. Essi infatti, inizialmente mangiano solamente le feci della madre per ottenere i batteri necessari alla digestione dell'eucalipto.

L'accoppiamento avviene tra dicembre e marzo (estate australe), e le femmine partoriscono un solo cucciolo, due in casi eccezionali, poiché nel marsupio vi sono solamente due capezzoli. La gestazione varia dai 25 ai 30 giorni. Al momento della nascita, il piccolo pesa circa 5 grammi ed è alto circa 2 centimetri; esce dal grembo per entrare nel marsupio, che a differenza degli altri marsupiali ha l'entrata rivolta verso il basso, e vi rimane per circa sei mesi nutrendosi solo di latte. In questo periodo crescono orecchie, occhi e pelo. Tra le 24 e le 30 settimane l'alimentazione viene integrata da una mistura di cibo predigerito, sotto forma di feci estremamente liquide, che il piccolo assume per sviluppare una flora batterica intestinale. I piccoli diventano indipendenti a circa un anno di età: prima di allora, vedono il mondo dalle spalle della madre, su cui vivono seguendola ovunque.

I koala raggiungono la maturità sessuale tra i tre e i quattro anni, e i maschi più forti si creano poi un piccolo harem.

La durata media della vita di un koala si aggira sui vent'anni.

I koala si trovano principalmente lungo la costa orientale dell'Australia, da Adelaide fino alla base del Capo Penisola di York, e dove vi è abbastanza pioggia per sostenere foreste di eucalipto, unica fonte di sostentamento del Koala.

Fossili di koala sono piuttosto rari, ma alcuni sono stati trovati in Australia settentrionale, risalenti al Miocene. Durante questa era, la metà settentrionale dell'Australia era una foresta tropicale. La dieta dei koala si specializzò in una di eucalipto quando, a causa dell'abbassamento delle temperature, le foreste tropicali furono sostituite da quelle di eucalipto. Alcuni fossili provano che fino a 50.000 anni fa koala giganti occupavano le regioni meridionali dell'Australia.

L'evoluzione della specie non è stata del tutto chiarita. È stato ipotizzato che il progenitore del koala fosse un marsupiale uso a scavare tane.

Secondo l'IUCN, lo stato di conservazione del koala oggi è a basso rischio di estinzione.

I koala dell'Australia Meridionale furono sterminati durante la prima parte del XX secolo per la loro pelliccia, ma negli ultimi 60 anni la sospensione della caccia ha permesso un ripopolamento della colonia nella regione, con famiglie provenienti dallo Stato del Victoria.

Nonostante la classificazione internazionale consideri il koala a basso rischio di estinzione, nell'aprile 2012 la specie è stata dichiarata "vulnerabile" dal Governo Federale australiano così come da quattro stati rispetto ai cinque in cui è presente (nel Victoria è considerato non a rischio).



Nella cultura occidentale tradizionale, il koala viene generalmente indicato come un essere tenero e coccoloso, oppure come un personaggio disilluso e serafico, mai veramente impressionato da quello che vede e gli capita.

Nonostante l'aspetto piacevole e il comportamento docile, il koala non è un animale da compagnia. È impossibile da addomesticare, e non ha confidenza con l'uomo. Inoltre, in Australia trattenere un koala come animale domestico è illegale.
Il koala è uno dei pochissimi mammiferi, al di là dei primati, che sia dotato di impronte digitali. Le impronte digitali del koala sono sorprendentemente simili a quelle umane, e la struttura delle creste sull'epidermide delle mani del koala, anche al microscopio elettronico, risulta sostanzialmente indistinguibile da quella dei primati. Si tratta di un esempio straordinario e notevole di evoluzione coincidentale.
La parola koala deriva dalla lingua aborigena. È spesso ritenuto erroneamente che il vocabolo significhi "colui che non beve", in quanto i koala assumono liquidi quasi esclusivamente dalle foglie di eucalipto.

IL koala soffre il caldo, per questo abbraccia gli alberi. Dalla corteccia ricava frescura, e si addormenta.

Nonostante l'aspetto bonario e le abitudini invidiabili, il koala ha un carattere rissoso e irascibile. Non è addomesticabile, e si ostina a non cercare un'alternativa a quel maledetto eucalipto. Così, estinto l'albero si estinguerà anche il koala, come chi muore d'amore.



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domenica 17 aprile 2016

CONSEGUENZE DELLA DEFORESTAZIONE

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La deforestazione è il fenomeno causato dalla distruzione delle foreste da parte dell'uomo.
Gli alberi svolgono una importante funzione di mantenimento del terreno. L'eccessivo abbattimento degli alberi aumenta notevolmente il rischio delle frane, delle alluvioni e degli smottamenti del terreno. Anche la distruzione di pochi alberi, di un piccolo bosco, modifica radicalmente l'equilibrio naturale delle cose.
Variazioni climatiche regionali. La distruzione delle foreste su vasta scala modifica anche la mappa dei venti di una regione. Ciò implica delle variazioni conseguenti sul clima della zona, causando problemi alle agricolture locali ma anche sulla sicurezza della popolazione.
Le foreste sono un habitat naturale per milioni di forme di vita. La distruzione delle foreste causa l'estinzione di numerose specie vegetali ed animali, con conseguente impoverimento genetico. La biodiversità è l'aspetto meno conosciuto e compreso. Grazie alla biodiversità da miliardi di anni la vita ha saputo adattarsi all'ambiente. La stessa umanità è il risultato di una lunghissima selezione "adattiva" delle specie. Le forme di vita possono nascondere segreti non ancora conosciuti dall'uomo che potrebbero essere utili in futuro, ad esempio per produrre nuovi farmaci. La perdita della biodiversità equivale ad una irreversibile perdita di opportunità futura per l'uomo. Il problema della riduzione della biodiversità è particolarmente grave nelle zone tropicali, dove per vasti territori l'ambiente è biologicamente ancora incontaminato dalla presenza dell'uomo.


L'effetto serra è il fenomeno del riscaldamento globale (global warming) determinato dall'eccessiva concentrazione dell'anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera terrestre. Come abbiamo visto nel processo di fotosintesi, le piante contribuiscono a ridurre la quantità di anidride carbonica nell'aria. La distruzione delle foreste riduce la capacità di assorbimento naturale dei gas serra, accelerando il processo di concentrazione nell'atmosfera terrestre e il surriscaldamento climatico.
Le conseguenze della deforestazione evidenziano come sia interesse diretto dell'uomo preservare la natura, indipendentemente dall'esistenza o meno del diritto della natura ad esistere. Le conseguenze materiali della deforestazione colpiscono l'utilità e il benessere di tutti gli uomini. Tuttavia, è irrazionale pensare che l'uomo posso risolvere da sé questa problema. I costi sociali sono visti da ciascun individuo come "costi di altri" e non sono presi in considerazione nella determinazione delle scelte individuali. Come si è dimostrato nel "teorema del libero battitore" le scelte individuali conducono inevitabilmente alla distruzione completa e irreversibile delle foreste. Per una razionale gestione delle risorse forestali è quindi indispensabile un coordinamento da parte di un organismo superiore.

Dal punto di vista ambientale si parla di deforestazione quando un disboscamento, cioè la soppressione delle specie vegetali che costituiscono un'area boschiva, assume proporzioni maggiori sia in termini durata che di espansione territoriale. Il termine assume perciò una connotazione negativa poiché legato all'eliminazione delle aree verdi del nostro pianeta, incapaci di rigenerasi confronto alla velocità con cui vengono sfruttate dall'industria e dall'agricoltura.

A farne le spese sono soprattutto i continenti africano e asiatico, dove il disboscamento più o meno legale di paesi come Cina, Congo, Brasile, Colombia, India e Nigeria costituisce oltre il 70% della deforestazione mondiale.

La deforestazione di grosse porzioni verdi della Terra produce grosse conseguenze sul fenomeno dell'evapotraspirazione, cioè il livello di vapore emesso nell'aria. Ciò conduce a cambiamenti nello spostamento dei venti all'interno di un'area, le cui condizioni atmosferiche sono perciò soggette a diverse tipologie di trasformazioni; ma anche a mutazioni della temperatura, del tasso di umidità e in misura minore della pressione atmosferica.



Non bisogna inoltre dimenticare che in molti paesi della Terra esistono popolazioni indigene per cui le piante e i loro prodotti costituiscono la principale fonte di sopravvivenza e sostentamento.

La FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) ha stimato che durante il decennio iniziato negli anni '90 si sono abbattuti circa 8,3 milioni di ettari ogni anno, una deforestazione che si è andata riducendo dal 2000 al 2010, quando sono stati poco più di 5 gli ettari di foreste all'anno andati perduti. Numeri che sembrano rassicurare ma che restano comunque lontani anni luce dal concetto di sostenibilità ambientale.
E i nostri cani non sanno più dove andare a fare pipì.



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mercoledì 13 aprile 2016

I CELLULARI

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La storia dei telefoni cellulari inizia il 3 aprile 1973 quando l’ingegnere senior che lavorava per Motorola Martin Cooper ha usato un cellulare per chiamare un potenziale concorrente nel mercato della telefonia mobile. Questa è stata la prima chiamata da un telefono cellulare mai fatta.

Il telefono pesava 1,1 kg, le dimensioni del telefono con cui Cooper ha effettuato la chiamata erano di 228,6 millimetri, 127 millimetri per 44,4 millimetri. È stato un prototipo che impiegava circa dieci ore per caricarsi con cui eri in grado di parlare per 30 minuti.

10 anni dopo, nel 1983, il Motorola DynaTAC 8000X è comparso sul mercato con un costo di poco più di €3.000. È stato il primo nella storia dei telefoni cellulare ad essere rilasciato commercialmente offrendo 30 minuti di conversazione, con la possibilità di memorizzare 30 numeri con un tempo di attesa di 6 ore. Diverse versioni sono state fatte tra il 1973 e il 1983. Le dimensioni e il peso dei prodotti sono stati ridotti e in aggiunta alla tipica tastiera telefonica a 12 tasti, aveva dei tasti speciali per la memorizzazione, l’invio, richiamata, blocco, volume.

Non vi è dubbio che nei primi giorni il marketing dei telefoni cellulari era rivolto a imprenditori di successo e ai più ricchi. I consumatori sono stati così impressionati dal concetto di essere sempre accessibili con un telefono portatile che le liste di attesa sono stati a migliaia, nonostante il prezzo iniziale elevato.

Nel 1898, Eduard Polon fonda Finnish Rubber Works, produttore di prodotti in gomma, che in seguito divenne Finnish Rubber Nokia. All’inizio del 20° secolo, Finnish Rubber Works stabilisce le sue fabbriche vicino alla città di Nokia, in Finlandia, e inizia ad usare Nokia come marchio dei propri prodotti. Alla fine del 1980 l’azienda decide di concentrarsi esclusivamente sui segmenti in più rapida crescita nel settore delle telecomunicazioni, principalmente i telefoni cellulari.

Nokia era saltato sul carro come un serio concorrente di Motorola, ma i telefoni non erano più competitivi. Messa a disposizione del pubblico nel 1989, Nokia offre la sua Mobira Cityman900, un portatile di peso di soli 800g rappresentando un enorme miglioramento rispetto al rilascio in precedenza del modello “simil mattone”.

Tra il 1990 e il 1995, come la tecnologia avanza, la portabilità e il design dei telefoni cellulari vengono messi a disposizione dei consumatori medi e per la fine del 1990 sono diventati la norma piuttosto che l’eccezione.
Nel 1997 il Nokia 6110 era il telefono scelto da molte persone. I principali miglioramenti rispetto ai modelli precedenti erano la riduzione delle dimensioni e un migliorato tempo di conversazione. Fu anche il primo telefono cellulare GSM a utilizzare un ARM come processore. Aveva anche una porta a infrarossi, cover intercambiabili e le icone del menu sullo schermo. Grazie a questo telefono, i messaggi di testo sono diventati tradizione in molti paesi. Nel 1998, Nokia ha superato il traguardo di 100 milioni di telefoni cellulari fabbricati. Nel corso di tale anno, hanno venduto 40,8 milioni di cellulari. Nokia è diventato ufficialmente al mondo il più grande produttore nella storia dei telefoni cellulari.

Il Motorola StarTAC era popolare anche nel 1997. L’ispirazione per il suo design è venuto dal comunicatore di Star Trek e ha aperto la strada al primo cellulare a conchiglia nel mondo, 60 milioni di StarTACs sono stati venduti. Lo StarTAC è rimasto popolare fino agli inizi del 2000, apparendo in molti film di Hollywood di quel periodo, come 8 millimetri con Nicolas Cage. 
Si poteva usare come optional una batteria agli ioni di litio, in un’epoca in cui la maggior parte dei telefoni sono stati limitati a minore capacità con le batterie NiMH.

Ma il vero antenato dei telefoni cellulari moderni è il Nokia 9000i, nato nel 1997, un dispositivo che univa le funzioni di telefonino e computer, caratterizzato da un processore derivante dagli Intel 386 e con 8Mb di memoria Ram. Questo cellulare era una novità: infatti è stato il primo ad avere un display con orientamento orizzontale e la tastiera Qwerty. Il 9000i poteva inviare e ricevere fax ed sms e poteva collegarsi ad internet e inviare messaggi con una lunghezza massima di 160 caratteri.

L’anno seguente, il 1998 è stato un anno rivoluzionario per i cellulari. Essi infatti prima erano tutti dotati di antenna esterna che toglieva fascino ai dispositivi. In questo anno, gli ingegneri Nokia disegnarono un’antenna piccola e piatta, che andava posizionata all’interno del dispositivo. Il risultato fu il Nokia 8810, il cui design piccolo e compatto è diventato poi basilare nei terminali dell’azienda, infatti al giorno d’oggi è raro trovare un cellulare con antenna esterna.

Nel 1999 comparì il primo cellulare con tecnologia Wap il Nokia 7110 , che consentiva l’accesso ad internet.

Sempre nel 1999 nacque il marchio RIM Blackberry e nel 2002 fu lanciato il primo smartphone, il BlackBerry 5810, pensato per la categoria business, caratterizzato da tastiera Qwerty e con supporto Push Email.

Ma quanti volevano una fotocamera incorporata nel cellulare? Quando la notizia dei primi cellulari con fotocamera è uscita dal Giappone, espandendosi in tutto il mondo, la gente ha avuto un reazione di disapprezzamento e sembrava una cosa assurda. Ma quando Spirit e Sanyo nel 2002 hanno commercializzato l’SCP-5300 con fotocamera, il pubblico è impazzito e infatti, oggi, i telefoni cellulari con fotocamera sono diventati un “must have”.

Sempre nel 2002 negli Stati Uniti, c’è stato il lancio sul mercato del T-Mobile Sidekick, altrettanto detto “Danger Hiptop”, uno smartphone innovativo che annunciava una nuova “forma” caratterizzato da un display LCD ampio e a scorrimento che nascondeva una tastiera QWERTY. La linea “Sidekick” persiste ancora oggi e ha influenzato parecchi dispositivi. Questa tipologia di design ha inoltre aiutato la diffusione dei messaggi di testo.

Quando i cellulari erano sempre gli stessi, ecco arrivare Motorola a stravolgere l’atmosfera con il suo RAZR V3, un cellulare clamshell sottilissimo con un ampio display lcd a colori, tastiera marchiata, fotocamera e soprattutto capacità multimediali. Caratteristiche tecniche a parte, bisogna dire che questo cellulare era semplicemente fantastico per il suo design, soprattutto nel 2004, ed è soprattutto questo che ha contribuito attivamente al suo successo.

Il Nokia 3310, è cresciuto durante la metà fino alla fine del 1990 ed è stato il cellulare che tutti volevano e in effetti la maggior parte delle persone hanno avuto. Ancora oggi, il Nokia 3310 è ancora considerato nella storia dei telefoni cellulari come il telefono cellulare più indistruttibile mai fatto. L’antenna è stata progettata nel telefono stesso. Anche se, esteticamente più gradevole questo è stato l’inizio dei telefoni con le antenne integrate con una più povera ricezione comparso nei modelli futuri su tutta la linea.

Il primo telefono con lettore MP3 è stato il Siemens SL45. Aveva uno slot di espansione di memoria e un lettore MP3

Aveva anche un dicta phone e un browser WAP.

Nei giorni prima che la Samsung ottenesse il predominio mondiale hanno rilasciato, nel 2002, l’SGH-T100, il primo telefono cellulare utilizzando un display a transistor LCD a matrice.

Questo è stato davvero l’inizio di una nuova generazione di grandi schermi a colori a risoluzione più elevata. Il multimediale ha assunto una nuova dimensione da questo punto in poi. Non solo uno schermo luminoso, chiaro e colorato, ma anche abbastanza grande a 128×160 pixel. Samsung è stato una dei primi produttori di display LCD al mondo al momento.

Il telefono cellulare ha avuto anche delle suonerie polifoniche. Ciò significa che il sistema audio ha più voci separate, ciascuna capace di creare un suono diverso allo stesso tempo. Questo permette al telefono di creare suoni musicali di qualità molto migliore. 

Nel 2005 il rivoluzionario Blackberry 7270 è apparso con il Wi-Fi che porta a una dipendenza che è stato scherzosamente definito “CrackBerry”. 

Nel 2008 l’iPhone 3G di Apple con la sua tecnologia pionieristica ha cambiato il modo in cui percepiamo i telefoni cellulari per sempre. L’interfaccia touchscreen su iPhone è diventata la progettazione di scelta e le sue applicazioni erano così popolari che nel 2010 Apple ha venduto 50 milioni di iPhone e al giorno d’oggi non è insolito vedere delle vendite superiori a 30.000 al mese. 

L’evoluzione tecnologica nel settore dei cellulari ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, e anche guardando indietro a pochi anni fa sembra di vedere un’altra epoca tecnologica. I primi Iphone sembrano ormai preistoria e ormai sono presenti sul mercato tantissimi modelli di smartphone, per accontentare le esigenze di tutti. Ma non saranno soltanto i cellulari a far parte del nostro futuro. Sempre più oggetti saranno interconnessi tra loro e la nostra vita non sarà più la stessa. Basta pensare a quello che sono e saranno i Google Glass, oppure alla sempre maggiore diffusione degli Iwatch. Gli smartphone saranno quindi solo una parte di un sistema sempre più vasto e complesso, che ci permetterà di rimanere sempre connessi e di poter condividere tutto in modo sempre più veloce.

Tutte queste possibilità di essere connessi e soprattutto la mole sempre maggiore di dati che necessitano di essere scambiati per poter usufruire al meglio di tutte le possibilità offerte da questi prodigi tecnologici hanno bisogno di una rete adeguata.

Non sempre infatti è a disposizione una rete wifi veloce e soprattutto non sempre c’è un’adeguata copertura offerta dagli operatori di telefonia mobile. Questa scarsa copertura si verifica soprattutto lontano dai centri abitati, dove sempre più spesso non si riesce nemmeno ad effettuare una telefonata, e quindi per esempio uno strumento innovativo come i Google Glass sarebbe del tutto inutile.

Dalla sua comparsa, il telefono cellulare ha usato diversi sistemi di funzionamento principali (e alcuni "intermedi"), denominati "generazioni", basati su differenti tecnologie e standard di comunicazione, dai sistemi analogici degli anni settanta/novanta (160/450/900 MHz) a quelli digitali basati su standard GSM, GPRS, UMTS/EDGE e VSF-Spread OFDM (rispettivamente terza e quarta generazione ossia 3G e 4G).

Mentre il passaggio dal segnale analogico a quello digitale ha permesso d'implementare oltre alla sola chiamata vocale l'uso dei messaggi di testo SMS, registrare e visualizzazione foto e filmati, con il GPRS si è consentito l'utilizzo del telefono cellulare anche per inviare foto e filmati digitali, streaming audio e video (generalmente solo con l'EDGE, l'ultima evoluzione del 2G), navigare in Internet (nello speciale protocollo Wireless Application Protocol (WAP) oltre al tradizionale HTTP) e spedire e-mail, mentre con l'UMTS (terza generazione) si sono aperte le porte alle videotelefonate (successivamente venne integrata la possibilità anche ai dispositivi 2G). Con l'avanzamento della tecnologia digitale, comparvero i primi tivufonini per visionare il segnale TV tramite alcune emittenti televisive dedicate.

L'evoluzione dei segnali radio venne affiancata da un'evoluzione tecnologica più evidente, passando dagli schermi LCD monocromatici ai primi schermi a colori, ora con tecnologia a LED e alla funzionalità touch screen. La grafica sempre più definita e l'impiego di menù sempre più complessi fino all'uso delle icone, ha reso nel tempo i telefoni cellulari sempre più simili a un personal computer. Accessori come fotocamere integrate (uno dei primi esempi fu il J-SH04) in grado di fotografare con ottime risoluzioni, riprendere piccoli video e, a seconda del modello e della quantità di memoria disponibile, hanno consentito la possibilità di registrare veri e propri filmati digitali, visionare foto e video sempre più dettagliati, navigare in Internet con prestazioni sempre più simili a quelle offerte da un PC.

Le suonerie, grazie a micro-casse acustiche e a componenti audio sempre più sofisticati incorporati nel telefono, da monofoniche sono divenute polifoniche e poi stereo per arrivare all'audio virtual 3D, diventando degli apparati multimediali in grado di far ascoltare stazioni radio, compilation di MP3, effettuare registrazioni ambientali, memorizzare l'audio delle nostre conversazioni telefoniche e il tutto con qualità audio di alto livello.

I software dei cellulari di ultima generazione sono veri e propri Sistemi Operativi in grado di gestire i più svariati applicativi come browser per navigare in Internet, programmi di video scrittura e posta elettronica, giochi e suonerie scaricabili dalla rete, ecc. I più recenti ed evoluti cellulari chiamati Smartphone, offrono anche la possibilità di installare programmi complessi come per il foto-ritocco, per il controllo del computer, per la protezione crittografica della conversazione (crypto phone) o altri innumerevoli applicativi.



Ultimamente, grazie ad accordi presi tra i produttori di cellulari e i gestori delle mappe globali GPS, si possono utilizzare i telefoni cellulari (con antenna GPS interna o esterna) come navigatori satellitari e questi, grazie all'alta efficienza di alcuni modelli, possono rappresentare una vera e propria sfida rispetto alle società specializzate nella costruzione di soli navigatori.
Sono aumentate anche le porte e i metodi di connessione verso altri sistemi come ad esempio la trasmissione dati a infrarosso (IR), il Bluetooth e il wi-fi, la connessione tramite porta USB, la possibilità di collegare cuffie, auricolari, microfoni e apparati vivavoce per auto o volendo, un vero e proprio impianto HiFi.

Alcuni modelli inoltre possono alloggiare schede di memoria aggiuntive Secure Digital (SD) per aumentare la memoria o perfino alloggiare e gestire 2 schede telefoniche SIM contemporaneamente quindi con due differenti numerazioni telefoniche sullo stesso telefono.

Nei primi anni questi dispositivi erano particolarmente costosi, basti pensare come il Motorola 8900x costasse quasi 4000 dollari negli anni 80, mentre attualmente la sua replica non fedele al 100% del 2005 costava meno di 250 dollari, per questo la loro diffusione era limitata alle persone più ricche, mentre dalla seconda metà degli anni novanta con le nuove tecnologie e prezzi contenuti il cellulare smise di essere uno status symbol: la sua successiva estrema diffusione ha provocato la spontanea insorgenza di una sorta di galateo dedicato.

Dal XXI secolo in poi la moda ha influenzato notevolmente anche questo settore infatti, sul mercato, si trovano telefoni cellulari di qualsiasi dimensione, forma e design; sono stati impiegati innumerevoli materiali differenti arrivando alla produzione di vere e proprie opere uniche più simili a gioielli di altissimo valore. Esistono cellulari per impieghi speciali con segnali cifrati e con sistemi che impediscono l'intercettazione del traffico telefonico, modelli praticamente impermeabili e ad altissima resistenza.

Si collega alla rete telefonica fissa e alla rete dati tramite centrali di smistamento presenti nel core cablato della rete cellulare a sua volta collegate a stazioni radio base (BTS, Base Transceiver Station), molto spesso dotate di tre o più celle radio, ciascuna capace di diverse connessioni con gli apparecchi mobili nella rispettiva area di copertura e secondo le frequenze supportate.

Il telefono cellulare consente dunque di avere disponibile un collegamento telefonico quando si trovi nel raggio di copertura di una "cella radio" di una stazione radio base cui agganciarsi, e quando non schermato da ambienti, ostacoli fisici o manufatti limitanti la diffusione/propagazione delle frequenze radio elettromagnetiche (ad es. edifici/strutture metalliche).

La disponibilità di servizio ovvero la presenza di copertura cellulare, nonché la potenza del segnale, è indicata dai ben noti livelli di campo e dipende dunque dalle condizioni di radiopropagazione del segnale radio. Il limite di distanza nella copertura dipende dalle specifiche tecniche correlate alla tecnologia GSM, variabile da poche centinaia di metri fino a 35 km, e dalla tipologia del terreno/ambiente su cui si svolge la comunicazione. A partire dall'inizio del 2000 l'evoluzione dei telefoni cellulari si è indirizzata sempre più verso forme evolute e intelligenti come gli smartphone di pari passo con l'evoluzione degli standard di telefonia cellulare e della miniaturizzazione ed aumento prestazionale dei componenti elettronici di supporto (memoria e processori).

L'avvento e la diffusione delle reti radiomobili e dei telefoni cellulari hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione tecnologica e sociologica dagli inizi degli anni novanta (assieme ad altre invenzioni quali internet e il GPS) nonché uno dei motori dello sviluppo economico mondiale nell'ambito dell'Information and Communication Technology (ICT).

Il primo telefono cellulare portatile è stata dimostrata da John F. Mitchell e il dottor Martin Cooper di Motorola nel 1973, con un portatile del peso di circa 4,4 libbre (2 kg). Nel 1983, il DynaTAC 8000x è stato il primo ad essere disponibile in commercio. Dal 1983 al 2014, gli abbonamenti di telefonia mobile in tutto il mondo è cresciuto ad oltre 7 miliardi, fino a raggiungere la base della piramide economica. Nel 2014, i produttori di telefoni cellulari top erano Samsung, Nokia, Apple e LG.

Un telefono cellulare oltre alle funzioni di ricetrasmissione deve presentare anche le seguenti funzionalità:
potersi sincronizzare e agganciare sia alla frequenza della cella di appartenenza sia (caso GSM) temporalmente con il time-slot o trama dedicata all'utente all'interno della banda della cella durante il radiocollegamento. Tipicamente a livello logico tale procedura è attuata dopo la misurazione dei livelli di potenza del segnale inviato dalle varie stazioni radiobase di celle limitrofe e la scelta di quella a potenza maggiore per massimizzazione del rapporto segnale-rumore ovvero dunque della qualità della trasmissione. Dal punto di vista elettronico-circuitale tale funzionalità di sincronizzazione e aggancio è realizzata con l'ausilio di circuiti PLL.
segnalare periodicamente alla stazione radiobase della cella di appartenenza la sua presenza attraverso il codice identificativo (dell'utente, del cellulare, della scheda SIM) per consentire il roaming ovvero essere rintracciato all'interno della stessa rete di un operatore o da parte di reti cellulari di altri operatori. Tipicamente questa funzionalità si realizza direttamente all'atto di aggancio alla cella radio che manterrà dunque in memoria le informazioni su tutti i terminali connessi. Tali informazioni d'utente finiscono poi memorizzate dinamicamente in un database a disposizione dell'intera rete;
adattare il livello di potenza emesso durante una trasmissione in funzione dell'effettiva distanza dalla stazione radiobase della rispettiva cella di copertura limitando così il contributo in interferenza sulle celle limitrofe co-canali e migliorando l'efficienza del consumo energetico oppure in funzione delle reali condizioni di radiopropagazione presenti. Questa funzionalità è resa possibile dalla misura costante del livello di potenza del segnale con la stazione radiobase. Ne consegue che il consumo di potenza (somma di contributo di trasmissione e contributo di pre-elaborazione) di un cellulare durante una trasmissione dipende dalla distanza dalla stazione radiobase all'interno della cella di copertura, ed è maggiore in trasmissione che in ricezione dove è necessaria solo l'energia necessaria per l'elaborazione;
praticare l'handover ovvero il cambio di canale di comunicazione all'interno della stessa cella o tra celle diverse quando il terminale si sposta nell'area di competenza di un'altra cella (cell switching) senza interrompere la comunicazione. Anche questa funzionalità comporta la misura costante del livello di potenza del segnale pervenuto da stazioni radiobase delle celle limitrofe e l'aggancio alla cella di destinazione al superamento di una certa soglia prefissata di potenza rispetto a quella del segnale della cella di origine. Segue poi la sincronizzazione nel tempo e la segnalazione del proprio identificativo per il roaming. Alcuni sistemi di telefonia cellulare consentono l'aggancio ad altre celle limitrofe rispetto a quella di residenza anche quando il traffico in questa cella è troppo elevato per essere supportato garantendo così una maggiore disponibilità di servizio;
se la comunicazione è di tipo digitale (come in tutti i sistemi moderni a partire dal GSM in poi) il terminale mobile dovrà operare le consuete codifiche di sorgente e codifiche di canale in trasmissione e le rispettive codifiche inverse (decodifiche) in ricezione. Inoltre in ogni caso dovrà provvedere anche alla cifratura dei dati in trasmissione e alla rispettiva decifratura in ricezione per garantire la riservatezza o confidenzialità della comunicazione sul mezzo radio che è un mezzo condiviso e facilmente accessibile a tutti;
i moderni terminali radiomobili hanno inoltre le capacità di agganciarsi ai vari sistemi di comunicazione radiomobile disponibili su un territorio, grazie a procedure di switching automatico da un sistema all'altro e a più dispositivi di ricetrasmissione, cioè avere dunque disponibili più forme di connettività in funzione della qualità stimata della trasmissione nei vari sistemi rilevati e/o dei costi. Queste funzionalità sono a loro volta rese possibili dall'interoperabilità tra le tecnologie wireless esistenti grazie a opportune procedure di handover da un sistema a un altro che tentano il più possibile di mantenere in vita una stessa sessione di navigazione, pur variando le specifiche di qualità di servizio della trasmissione passando da un sistema all'altro.
Molte di queste funzionalità di controllo, segnalazione e gestione sono garantite attraverso l'uso o appoggio a canali logici di segnalazione o controllo.

Questi dispositivi oltre alla parte ricetrasmittente, incorporano dell'elettronica costituita da una memoria dati, un processore per eseguire varie applicazioni e da software per gestire tali funzionalità. I telefoni possono disporre di un microdiffusore integrato per la riproduzione di musica, di una radio integrata, di un chip per la connessione Wi-Fi, di uno slot USB per collegare il cellulare al PC, di fotocamere, eccetera.

I telefonini possono avere diverse forme/scocche, tra cui:
Classico, monoblocco o monolitico, sono telefonini composti da un unico blocco, che non hanno parti mobili.
A sportellino, si tratta di un telefono classico con aggiunta uno sportellino che generalmente copre e protegge la tastiera o più recentemente copre la tastiera estesa con una di tipo compatto.
Conchiglia o Flip sono telefoni divisi in due parti, una che contiene la tastiera, l'altra lo schermo, unite da una cerniera, che permette di chiuderle una sull'altra.
A scorrimento o Slide, sono dispositivi che si aprono e chiudono facendo scorrere su sé stesse due parti dello stesso tramite una guida: generalmente con l'apertura si mettono a disposizione la tastiera o dei tasti aggiuntivi che facilitano la scrittura.
A rotazione, sono dispositivi che si aprono e chiudono facendo ruotare su sé stesse due parti dello stesso tramite un perno.

Un aspetto critico dei telefoni cellulari è il loro consumo energetico, molto eterogeneo, e il conseguente dimensionamento energetico delle capacità delle batterie che li alimentano riveste un aspetto basilare. In generale il consumo energetico di un telefono cellulare è dovuto essenzialmente dalle funzionalità di trasmissione, dall'elaborazione del segnale prima della sua trasmissione e dopo la sua ricezione e infine dal consumo elettrico del display.

La maggior parte della capacità viene utilizzata durante la trasmissione, per via dell'omni-direzionalità dell'antenna (antenna a dipolo) del terminale mobile. Con l'evoluzione dei cellulari le batterie hanno subito numerose modifiche per poter incrementare la propria capacità. I telefoni più moderni, i cosiddetti Smartphone, richiedono un consumo energetico molto maggiore, dovuto alla potenza dei nuovi processori e all'esecuzione di numerose attività multimediali come giochi, video o foto.

In alcuni casi i produttori di cellulari e smartphone danno la possibilità di variare alcuni parametri di funzionamento, qualcuno dei quali può essere automatizzato permettendo quindi di aumentare la durata della batteria; sono stati anche prodotti dei video ufficiali per illustrare come utilizzare al meglio queste opzioni.

Le batterie possono essere generalmente di due tipi:
Amovibili, quindi dare la possibilità di rimozione delle stesse
Inamovibili, integrate nel telefono e rimovibili solo tramite lo smontaggio del dispositivo
Con l'avanzare dei smartphone e dei loro consumi sempre più elevati, che portano a ridurre la loro autonomia in modo critico, nel secondo decennio del XXI secolo sono apparsi i "Power Bank", delle batterie esterne che ricaricano i telefoni cellulari/smartphone.

I telefonini cellulari possono utilizzare differenti tecniche per interfacciarsi con l'utente; le principali sono:
Schermo tattile (Touchscreen): si agisce direttamente sullo schermo, sensibile al tocco, su tasti e menu virtuali.
Tastiera: si utilizzano dei tasti fisici presenti sulla parte anteriore del telefonino, tra cui una tastiera numerica che può essere:
Compatta: si utilizzano i tasti per inserire sia le cifre, alla prima pressione, che le lettere, alle successive, e ogni tasto numerico codifica più di una lettera;
Estesa: c'è un singolo tasto per ogni lettera, cifra e simbolo.
Schermo tattile e tastiera: si utilizza una combinazione tra le due tecnologie.
Insieme a queste tecniche principali possono essere implementate alcune funzioni particolari o scorciatoie lungo i bordi del telefonino tramite alcuni pulsanti fisici.

L'antenna dei cellulari è un elemento di fondamentale importanza per questi dispositivi, tipicamente con diagramma di radiazione di tipo omnidirezionale, e ne esistono di diversi tipi:
Esterna, questa è stata la prima configurazione delle antenne per cellulari, caratterizzata dalla possibilità di vedere immediatamente il suo posizionamento nella zona superiore del terminale e generalmente di forma cilindrica e in alcuni casi telescopica.
Interna, in questa situazione l'antenna non è visibile e può essere posta in qualsiasi posizione all'interno del terminale.
Periferica, in questo caso è un'altra parte del cellulare a fungere essa stessa da antenna, ad esempio il telaio metallico del terminale stesso: è il caso dei modelli iPhone 4 e 4S.
La scelta dell'antenna e della relativa posizione è fondamentale per rispettare i criteri di affidabilità del segnale, dato che questa deve essere efficiente in qualsiasi situazione, evitando la risonanza causata dal contatto tra due tipologie di antenne differenti (nel caso si utilizzino più antenne) e dal cosiddetto "effetto mano" caratterizzato dalla riduzione del segnale durante l'uso del dispositivo, in quanto con la mano si va a circondare/coprire l'antenna.

Nei telefoni cellulari sono presenti microfono e altoparlante per poter permettere la comunicazione tra due persone. Per entrambi non esiste un'unica soluzione, ma ne sono state elaborate diverse; in particolare per il "microfono" si hanno le seguenti soluzioni:
Singolo: soluzione classica, caratterizzata da un solo microfono. Inizialmente i primi dispositivi trasmettevano il segnale captato dal microfono senza alcuna elaborazione, il che portava alla trasmissione anche dei rumori ambientali, mentre dal terzo millennio i dispositivi che utilizzano un solo microfono hanno cominciato a elaborare il segnale tramite dei filtri in modo da ridurre o rimuovere il rumore di fondo.
Doppio: questa soluzione ha visto le prime applicazioni nel 2005 ed è caratterizzata da due microfoni, di cui uno è posto vicino alla bocca, mentre l'altro è generalmente posizionato nella parte opposta o comunque distanziato; questa distanza permette di avere due segnali differenti tra i due microfoni, in modo che il microfono principale possa registrare ottimamente la voce dell'utilizzatore, mentre il secondo microfono, chiamato anche microfono ambientale, registra il rumore dell'ambiente circostante (rumore); eseguendo la differenza dei due segnali si ha l'isolamento della voce. Il doppio microfono può in alcuni casi essere usato anche per la registrazione video con audio stereo.
Per quanto riguarda l'altoparlante anche in questo caso possono presentarsi più soluzioni:
Singolo: soluzione classica, che nei primissimi modelli non permetteva l'uso della funzione viva-voce, mentre dal 1995 sono comparsi modelli che permettono l'uso di questa funzione.
Doppio: soluzione utilizzata dal 2000 su molti cellulari, in modo da avere una cassa specificamente studiata per la comunicazione normale e una utilizzata per il viva-voce ed eventualmente anche per l'ascolto e visione dei file multimediali.

L'applicazione più comunemente utilizzati sui telefoni cellulari sono i messaggi di testo (SMS). Il primo messaggio di testo SMS è stato inviato da un computer ad un telefono cellulare nel 1992 nel Regno Unito, mentre il primo SMS da persona a persona da telefono a telefono è stato inviato in Finlandia nel 1993.

Il primo servizio mobile di notizie, tramite via SMS, è stato lanciato in Finlandia nel 2000, e, successivamente, molte organizzazioni "on-demand" e "istantanei" forniscono servizi di notizie via SMS.

L'organizzazione mondiale della sanità, tramite la IARC, International Agency for Research on Cancer classifica i campi elettromagnetici coinvolti nell'uso degli apparati cellulari, sulle cinque categorie previste per gli agenti cancerogeni, come gruppo 2B: possibly carcinogenic to humans, forse cancerogeno per l'uomo.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che le onde elettromagnetiche emesse dai telefoni cellulari possano arrecare danni alla salute degli utenti. Allo stato attuale le ricerche hanno dato risultati controversi, alcune non hanno evidenziato una correlazione diretta tra uso di telefoni cellulari e l'insorgenza di malattie come il cancro altre invece hanno associato a un'esposizione prolungata protratta nel tempo (dieci o più anni) l'aumento al rischio dell'insorgenza di tumori al cervello, nel frattempo alcune case costruttrici consigliano di limitare l'uso degli stessi e di tenerli a una distanza minima.

Gli studi al riguardo più recenti sono i seguenti: nel 2008 una ricerca di un gruppo di scienziati israeliani, pubblicata sull'American Journal of Epidemiology, l'utilizzo frequente del telefonino cellulare può aumentare del 50% la possibilità di ammalarsi di tumore alle ghiandole salivari. I ricercatori tendono a sconsigliare l'utilizzo del cellulare ai bambini sotto i 12 anni dato che sembrano molto più sensibili alle radiazioni elettromagnetiche rispetto agli adulti. Ciò che per ora è certo è solo l'aumento di temperatura delle zone limitrofe all'orecchio a seguito di un prolungato e continuo uso del telefono cellulare (assorbimento diretto delle onde elettromagnetiche). Nel 2011 uno studio dell'International Agency for Research on Cancer, l'agenzia per la ricerca sul cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha indicato che "l'uso dei telefoni cellulari può aumentare il rischio di glioma, un tipo di tumore cerebrale maligno, e di neuroma acustico, una forma benigna." I dati elaborati da parte dell'IARC hanno portato a classificare i campi elettromagnetici a radiofrequenza come agenti cancerogeni di gruppo 2B, ossia potenzialmente cancerogeni per l'uomo; tale classificazione indica che potrebbero esserci dei rischi legati all'uso dei cellulari, ma che è necessario svolgere ulteriori ricerche per stabilire la possibilità o meno di un legame diretto tra l'uso dei cellulari e l'insorgenza di neoplasie e sull'impatto a lungo termine dei telefoni cellulari.
Questo risultato è stato successivamente negato dai risultati di un ampio studio epidemiologico, coinvolgente oltre 350.000 utenti danesi di età maggiore di 30 anni e riguardante gli anni compresi tra il 1990 e il 2007. Considerata l'elevata potenza statistica di questo studio sarebbe in teoria difficile oggi rifarsi a evidenze scientifiche esplicite per ciò che riguarda il possibile aumento di rischio di tumori al cervello legati all'uso del cellulare, che resta comunque per ora argomento sotto controllo per aspetti legati al principio di precauzione, in special modo nei bambini vista anche la non inclusione degli stessi nello studio danese, ma lo studio è stato comunque giudicato gravemente lacunoso su almeno cinque punti fondamentali e sono stati esposti dubbi inerenti ai presunti conflitti d'interesse con gli enti erogatori dei finanziamenti.

L'uso dei questi e altri dispositivi può deviare l'attenzione dell'utilizzatore dalla sua attività principale. Può essere regolamentato in diverse situazioni.

L'utilizzo è vietato dal codice della strada durante la guida, a meno che non si disponga l'utilizzo di auricolare o di un dispositivo vivavoce. Questi apparati evitano al guidatore di distogliere lo sguardo dalla strada per premere il bottone per la chiamata o per regolare il volume e in particolare evitano il tenere il volante con una sola mano, impegnando l'altra con il cellulare.
L'utilizzo del cellulare è stato vietato a chi guida un autoveicolo poiché allunga pericolosamente i tempi di reazione. Distraendo l'attenzione del conducente dal guardare la strada, i tempi per vedere un ostacolo, rallentare fino a fermarsi o cambiare direzione, diventerebbero sensibilmente più alti accrescendo così il rischio di incidente.

Alcuni studi affermano che gli effetti dell'auricolare o del cellulare alla guida sono gli stessi. La pericolosità alla guida non dipenderebbe tanto dai movimenti per ricevere una chiamata, dalla guida con una sola mano, e neppure dalla distrazione legata alla conversazione con un'altra persona, quanto dagli effetti delle microonde. Un guidatore medio che parla al cellulare è infatti, nelle funzioni e nel tempo di reazione, più lento di un ubriaco. Gli studi dimostrano che il tempo di reazione è del 30% più lento rispetto a quello alterato dall'alcol.

L'utilizzo dei telefoni cellulari è spesso vietato negli ospedali per problemi di compatibilità elettromagnetica ovvero della possibile interferenza con le apparecchiature elettromedicali, studi recenti dimostrano che i cellulari influenzano le apparecchiature mediche. Il disturbo causato dai telefoni dipende dalla sua distanza dall'apparecchio e dalla tecnologia del cellulare. Le tecnologie più vecchie producono più radiazioni elettromagnetiche, mentre un cellulare più recente produce meno radiazioni di uno più datato. Quanto detto non deve comunque indurre a pensare che un cellulare UMTS sia necessariamente meno "dannoso" di un telefono GSM: si tratta solamente di distinguere telefoni cellulari di vecchia e di nuova concezione: un cellulare prodotto con i nuovi standard, dovrebbe produrre meno interferenze.

Questa incompatibilità è generalmente maggiore per i dispositivi medici più vecchi, compresi i pacemaker, che generalmente non hanno filtri adeguati contro questi disturbi, l'uso dei queste apparecchiature dovrebbe essere autorizzato dal medico e dalla casa produttrice dell'apparecchiatura ed eventualmente se è necessaria una distanza minima di sicurezza.

Il divieto nell'uso del telefono cellulare negli aeromobili risale dai primi anni novanta ed è stata imposta dalla Federal Aviation Administration, nel primo decennio dei anni 2000 sono stati avviati servizi che permettono l'uso di questi e altri dispositivi durante il volo, ma il divieto o la raccomandazione dello stesso da parte della FAA alle compagnie aeree, è di spegnere tutti i dispositivi elettronici portatili durante le fasi critiche del volo (decollo e atterraggio), sotto i 10.000 piedi.

Viene considerata maleducazione avere suonerie di volume eccessivo, telefonare parlando a voce alta in modo tale che alle persone intorno riesca difficile sottrarsi all'involontario ascolto, far squillare (non spegnere) il telefonino in un luogo di culto, in un pubblico esercizio o altri luoghi pubblici (ospedale, teatro, cinema, ristorante, treno, autobus, metropolitana) che non ne consentano l'uso senza arrecare disturbo ad altre persone.

Quando si chiama qualcuno sul cellulare è opportuno domandare se il momento sia propizio per cominciare una telefonata, poiché data la portabilità dell'oggetto, il ricevente potrebbe trovarsi in una situazione nella quale non gli sia agevole condividere una conversazione.

Questi dispositivi, così come le versioni più evolute rappresentate dagli smartphone, prima di essere messi in commercio vengono testati (stress test) dalle case costruttrici per verificare le loro caratteristiche di permeabilità, resistenza alle cadute e di pressione, così come la ricezione e la buona usabilità dello stesso. Nonostante i diversi test di collaudo, possono verificarsi problemi di vario genere. Dal primo decennio del terzo millennio con l'evoluzione esponenziale delle prestazione e caratteristiche tecniche degli smartphone si è andati incontro a diversi problemi, quali la durata della batteria, resistenza del terminale, difficoltà di lettura, ricezione, ecc, ma anche esplosioni o autocombustioni.
Le aziende a seconda delle restrizioni sull'utilizzo da parte dei dipendenti dei telefonini e sulla specializzazione applicativa dello stesso, possono adoperare varie strategie, anche in combinazione tra loro:
BYOD (Bring Your Own Device): L'azienda consente ai dipendenti di usare per scopi di lavoro i dispositivi mobili da essi posseduti.
CYOD (Choose Your Own Device): L'azienda dà al dipendente la possibilità di utilizzare il proprio device personale previa autorizzazione.
COPE (Corporate Owned, Personally Enabled): L'azienda fornisce al dipendente il device, ma offre alcune importati concessioni riguardo l'abilitazione all'uso personale, come per esempio l'utilizzo di particolari App o social network.
COBO (Corporate Owned, Business Only): L'azienda fornisce il dispositivo da utilizzare esclusivamente per le attività di lavoro, e ne assicura funzionamento, manutenzione e applicativi da utilizzare.




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martedì 12 aprile 2016

INTERNET

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La storia di Internet è direttamente collegata allo sviluppo delle reti di telecomunicazione. L'idea di una rete informatica che permettesse agli utenti di differenti computer di comunicare tra loro si sviluppò in molte tappe successive. La somma di tutti questi sviluppi ha condotto alla “rete delle reti”, che noi conosciamo oggi come Internet. È il frutto sia dello sviluppo tecnologico, sia dell'interconnessione delle infrastrutture di rete esistenti, sia dei sistemi di telecomunicazione.

I primi progetti di questo disegno apparvero alla fine degli anni cinquanta. Dagli anni ottanta le tecnologie che oggi costituiscono la base di Internet cominciarono a diffondersi in tutto il globo. Nel corso degli anni novanta la popolarità della rete è divenuta massiva in seguito al lancio del World Wide Web.

L'infrastruttura di Internet si è espansa in tutto il mondo per creare la rete mondiale globale di computer oggi conosciuta. Dopo aver unito tra loro i paesi occidentali, si è estesa ai Paesi in via di sviluppo. Oggi grazie a Internet si può avere accesso all'informazione da qualsiasi punto del pianeta, ma non per questo il Terzo mondo ha ridotto il divario digitale che lo separa dal mondo sviluppato. Internet ha contribuito a modificare l'economia mondiale, ma al prezzo di “incidenti di percorso” di elevata gravità, come la bolla speculativa delle dot-com della fine degli anni novanta.

1960: Avvio delle ricerche di ARPA, progetto del Ministero della Difesa degli Stati Uniti
1967: Prima conferenza internazionale sulla rete ARPANET
1969: Collegamento dei primi computer tra 4 università americane
1971: La rete ARPANET connette tra loro 23 computer
1972: Nascita dell'InterNetworking Working Group, organismo incaricato della gestione di Internet. Ray Tomlinson propone l'utilizzo del segno @ per separare il nome utente da quello della macchina.
1973: La Gran Bretagna e la Norvegia si uniscono alla rete con un computer ciascuna.
1979: Creazione dei primi Newsgroup (forum di discussione) da parte di studenti americani
1981: Nasce in Francia la rete Minitel. In breve tempo diventa la più grande rete di computer al di fuori degli USA
1980: Primo hack della storia di internet: sperimentando sulla velocità di propagazione delle e-mail, a causa di un errore negli header del messaggio, Arpanet venne totalmente bloccata: era il 27 ottobre 1980
1982: Definizione del protocollo TCP/IP e della parola "Internet"
1983: Appaiono i primi server con i nomi per indirizzarsi ai siti
1984: La rete conta ormai mille computer collegati
1985: Sono assegnati i domini nazionali: .it per l'Italia, .de per la Germania, .fr per la Francia, ecc. Il 15 marzo viene registrato il primo dominio .com di tutto il mondo;
1986: Viene lanciato LISTSERV, il primo software per la gestione di una mailing list. Il 30 aprile, da Pisa, sede del Centro nazionale universitario di Calcolo elettronico (Cnuce) viene realizzata la prima connessione Internet dall'Italia.
1987: Sono connessi 10 000 computer. Il 23 dicembre viene registrato “cnr.it”, il primo dominio con la denominazione geografica dell'Italia; è il sito del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
1989: Sono connessi centomila computer
1990: Scomparsa di ARPANET; apparizione del linguaggio HTML
1991: Il CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) annuncia la nascita del World Wide Web; il Crs4 (Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna) crea il primo sito web italiano, secondo in Europa.
1993: Apparizione del primo browser pensato per il web, Mosaic
1995: La National Science Foundation cessa di sostenere finanziariamente la dorsale; questo elimina le ultime restrizioni all'uso commerciale di Internet. Al CRS4 (Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna) viene sviluppato il primo servizio di webmail
1996: Sono connessi 10 milioni di computer
1999: Viene pubblicato Napster, il primo sistema di file sharing di massa. Gli utenti di Internet sono 200 milioni in tutto il mondo.
2008: Gli utenti di Internet sono circa 600 milioni in tutto il mondo.
2009: Gli utenti di Internet sono circa 1 miliardo in tutto il mondo.
2011: Gli utenti di Internet sono circa 2 miliardi in tutto il mondo.
2015: Gli utenti di Internet sono oltre 3,3 miliardi in tutto il mondo.

Le origini di Internet risalgono agli anni '60, in piena Guerra Fredda, quando  il mondo è diviso in due grandi sfere  d'influenza (USA-URSS). Incombe il terrore di una guerra nucleare ancor più paventato in seguito a due avvenimenti: l'incidente della Baia dei Porci a Cuba e la sperimentazione, nel '64, della bomba atomica in Cina.

Il Ministero della Difesa americano,  in continuo allarme per la minaccia sovietica, incarica l'ARPA (Advanced Research Projects Agency) di studiare un sistema di rete, in grado di preservare il collegamento via computer tra le varie basi militari in caso di guerra nucleare.
Gli studiosi partono dalla convinzione che  l'unico modo per assicurare la continuità nella comunicazioni sia quello di prescindere da un nodo centrale la cui distruzione avrebbe compromesso il funzionamento dell'intera rete.
Nasce, così,  una rete decentralizzata, denominata Arpanet, studiata in modo che ogni nodo potesse continuare ad elaborare e trasmettere dati qualora i nodi vicini fossero stati danneggiati.
La rete Arpanet cresce a vista d'occhio basandosi su un sistema di protocolli, TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol), ancora oggi utilizzati, per rendere possibile lo scambio dei dati tra sistemi collegati. Inizialmente si connettono in rete solo alcune basi di missili intercontinentali (già denominate "Siti");
in seguito vengono coinvolte le principali Università Americane, aderenti all'Arpa; infine anche enti governativi come la NASA (National Aeronautics and Space Administration), l'NFS (National Science Foundation) e il DOE (Department of Energy).



Lo scopo iniziale diviene latente grazie a periodi di maggiore distensione tra le due super potenze, così la rete viene utilizzato prevalentemente dalle Università. Queste ultime, capita l'importanza del mezzo messo a loro disposizione, lo sfruttano a pieno ritmo con l'ausilio del protocollo FTP (File Transfer Protocol) per il trasferimento di file tra computers e del sistema  di posta elettronica (e-mail) per comunicare in tempi stringatissimi  tra utenti. Nascono inoltre le News che attraverso  l'invio di messaggi aprono alla discussione e al confronto tra gruppi aventi interessi omogenei.

ll crescente utilizzo porta, nel 1983,  alla creazione di due reti, la prima, prettamente militare, prende il nome di  Milnet. La seconda denominata Internet, dal nome del protocollo principale, viene regalata dall'ARPA alle Università e inizia a diffondersi nelle altre sedi americane ed europee oltre che nei più vari Centri di Ricerca, che ne fanno proficuo uso.

Ulteriore svolta si registra nel 1992 quando un esponente del CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare), Tim Berners-Lee, lancia la proposta di un sistema che consenta la pubblicazione e la gestione di Ipertesti sulla Rete denominato World Wide Web cioè Ragnatela intorno al Mondo.

 Questa iniziativa ed in seguito l 'autorizzazione data, nel 1994, alle società commerciali di connettersi alla rete e renderla fruibile a chiunque, consacra definitivamente il boom di Internet, facendone lo straordinario mezzo di  comunicazione che oggi è.

Nel 1993 uscì Mosaic, il primo browser creato per il web: combinava una capacità grafica avanzata e diverse tecnologie d'interfaccia multimediali. Il padre di Mosaic è, a buon diritto, Marc Andreessen. Da loro nacque la Mosaic Communications, che poi prese il nome di Netscape Communication e creò il primo browser commerciale, Netscape Navigator, nel 1994, che successivamente è stato reso disponibile online. Microsoft scoprì Internet nel 1995 e fece uscire il browser Internet Explorer installabile sul proprio sistema operativo Windows 95. Sempre nello stesso anno, la Sun Microsystem progettò il linguaggio di programmazione Java, che permette di eseguire programmi scaricati da Internet in sicurezza grazie alla tecnologia degli Applet. Nel 1998, ormai per pura concorrenza con Microsoft, Netscape rilasciò in rete il codice sorgente di Navigator.

Internet non è solo un mezzo ed uno strumento di comunicazione, ma un vero e proprio MEDIA di MEDIA, che offre con i suoi contenuti multimediali (YOU TUBE, YOU STREAM, etc. ) un'occasione di svago e divertimento, con i suoi contenuti più classici (WIKIPEDIA, Websites, etc. ) uno strumento di lavoro e di studio e con i suoi servizi di comunicazione (SKYPE, VOIP, INSTANT MESSAGING, etc.) il nuovo strumento di comunicazione integrata.
Una definizione corretta, ma soprattutto stabile, per Internet non esiste, del resto per molti anni si è detto, in modo provocatorio, "Internet non esiste", ma ormai le cose sono cambiate e quasi tutti i gesti della nostra vita quotidiana conducono in qualche modo alla grande rete.
Con una terminologia molto generica e poco approfondita potremmo affermare che Internet è il collegamento attraverso una qualsiasi rete di comunicazione di tutti i computer (mini, personal, palmari, smartphone, etc.) del mondo che adottano un certo linguaggio, ma se volessimo essere un po' più precisi dovremmo dire tutti i dispositivi elettronici collegati e collegabili, tuttavia la realtà delle cose è molto più complessa.

Di recente la NSF ha smesso di finanziare la spina dorsale di Internet che ora è gestita da un lato dalle università di tutto il mondo, e dall'altro da grosse imprese private che portano nei vari continenti collegamenti ad altissima velocità, chiedendo contributi agli utenti che vogliono collegarsi, in generale i contributi richiesti per la connessione sono forfetari e non a traffico come nella telefonia tradizionale.
In quasi tutti i paesi del mondo ci sono degli organi di controllo, degli enti, che hanno il compito di sovrintendere al corretto utilizzo della rete che per sua natura tende ad essere sregolata ed anarchica, in Italia abbiamo il GARR ( Gruppo di Armonizzazione delle Reti di Ricerca )
Dire che oggi Internet è la rete delle reti che legano i calcolatori di tutto il mondo fra di loro è corretto, ma incompleto, certamente ci sono migliaia di reti connesse fra loro, ma oggi Internet è anche una realtà di servizi, risorse, affari, enti e persone, un'enorme banca dati di quasi tutto lo scibile.

I computer collegati ad Internet nel 1998 erano almeno 70 milioni.
Dal 1988 al 1998, il numero dei computer collegati ad Internet è raddoppiato ogni anno.
Alcune fonti parlano di un tasso annuo di crescita superiore al 400%.
Nel 1996 ci sono stati 200 milioni di dollari in investimenti nel campo della pubblicità.
Nel 1998, negli Stati Uniti, due milioni di persone avevano già comprato qualcosa attraverso Internet.



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